“Un riformista non rompe il confronto e il dialogo”, dice al Foglio Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, rivolgendosi all`amico Matteo Renzi. “Non spinge verso la rottura come obiettivo, ma cerca di far fare un passo in avanti alla discussione. Sui diritti, sull`economia, sulla gestione dell`emergenza sanitaria, sulle riforme per il nostro paese. Questa crisi politica l`ho capita molto poco, anzi non l`ho capita”, dice Marcucci, spesso accusato di intendenza con il senatore di Scandicci. E ora il tasso di riformismo del governo è a rischio? “La responsabilità del Pd si rafforza ulteriormente. Nonostante i diversi approcci, la matrice che deve emergere è quella del riformismo italiano”.
“Il Pd è l`unico ambito reale in cui questa discussione, libera e aperta, ci può essere. Dobbiamo quindi agire di conseguenza, a partire dai gruppi parlamentari fino ad arrivare a tutto il partito. Ma le posizioni di Zingaretti su questo punto mi tranquillizzano: il Pd è oggi più che mai il partito del riformismo”. Peraltro, non c`era molta differenza, spiega Marcucci, fra quel che ha detto Renzi e la posizione del Pd, quindi è incomprensibile l`uscita di scena di Italia viva: “Ho apprezzato moltissimo la posizione che il Pd ha espresso durante il confronto con il presidente del Consiglio nel mese di dicembre. Sono posizioni fortemente riformiste alle quali hanno contribuito i gruppi parlamentari. Molte cose sono quelle che diceva Italia viva. Questo non può che rafforzare il nostro desiderio di portarle avanti, attraverso il confronto. Sa, il riformismo va oltre il merito delle cose, è anche un modo di essere. Se si crede in quello che si dice, bisogna essere conseguenti pur sapendo che si è in una coalizione con forze politiche diverse e con programmi elettorali di partenza distanti”. Bisogna sapersi adattare, insomma. Detto questo, “a me dispiace moltissimo che Renzi se ne sia andato, anche perché mette in difficoltà il paese e la stabilità del governo. Ma la considero una ulteriore sfida politica della quale abbiamo l`obbligo di farci carico”. Questa maggioranza è sufficiente o necessita un rafforzamento? “E` più debole e i numeri nelle commissioni per ora sono un problema. Quindi si deve guardare, nel breve periodo, verso dove c`è disponibilità all`ascolto. Alle forze liberali, progressiste e cattoliche. Sono molto preoccupato, in questa fase che richiederebbe responsabilità, perché c`è chi ne sta dimostrando poca. Da una parte c`è chi ha creato questa crisi, che io non capisco, dall`altra le forze dell`opposizione che spingono verso le elezioni. Sarebbe un danno per l`Italia. Basta entrare nei negozi per capire che cosa chiedono i cittadini, i commercianti e le imprese. Chiedono risposte sui ristori, tempi certi sulla campagna di vaccinazione, il rilancio del sistema paese. Ipotizzare una crisi al buio da usare per aprire una campagna elettorale senza sapere quando si potrà votare, in queste condizio- ni e senza una guida per il Recovery plan, è scellerato. Vede, io non ho mai pensato a governi istituzionali, ma ho sempre cercato un confronto civile e costruttivo con l`opposizione. Non sempre lo ritrovo, anzi, di rado”. La squadra di governo va bene così? “Come partito abbiamo chiesto una verifica. Penso ci siano le condizioni per fare una attenta valutazione”. Ma alla luce di tutto quello che dice sul riformismo, che c`entra lei con Alfonso Bonafede ministro della Giustizia? “Il ministro è compatibile con il nostro profilo riformista se è disponibile ad ascoltare la sua maggioranza, dove ci sono diverse sensibilità su un tema dirimente come la giustizia. Non sempre l`ha fatto”. Senta Marcucci, ma in Toscana cosa fate adesso? Lì Italia viva governa con il Pd. C`è chi però nel suo partito vorrebbe allargare ai Cinque stelle. “In Toscana le elezioni sono state fatte da poco. Il Pd le ha vinte grazie a un progetto e a un presidente che lo interpretava. E` bene che questo progetto si realizzi. Qualora altre forze politiche decidano di partecipare e contribuire, lo dicano e lo facciano”.


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