Se lo provochi subito si ritrae, dice che “non è questione di essere entusiasti, non è questa la stagione giusta. Semmai, la gravità del momento c`impone d`esseri seri”. Ed è allora con serietà che tocca chiedere ad Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, spesso tacciato di eterodossia, un poco refrattario per storia e per indole ad essere irreggimentato secondo gli ordini di scuderia, come mai anche stavolta si sia mostrato alieno da certe tiepidezze mostrate dai vertici del suo partito, non esattamente giubilanti di fronte alla chiamata di Mario Draghi. “Il profilo di Mario Draghi rappresenta l`Italia migliore, certamente adeguato all`emergenza che il paese sta attraversando. Le forze parlamentari, a partire da quelle che componevano l`ex maggioranza, devono essere propositive e responsabili. E per questo auspico un esecutivo con una chiara matrice politica europeista e riformista. Quanto al Pd, non ho riscontrato timidezze ma, appunto, senso di responsabilità. Nel giro di poche ore abbiamo visto precipitare la situazione, nonostante l`impegno profuso. Ma all`appello del capo dello Stato abbiamo risposto dopo un minuto, senza incertezze. In questo quadro così confuso e per certi versi drammatico, il Pd non può certo permettersi timidezze”. E però c`è stato chi, come Goffredo Bettini, anche dopo quel solenne appello venuto dal Quirinale, è tornato a evocare le elezioni. “A me è bastato ascoltare le sagge parole di Mattarella, le sottoscrivo in pieno, virgole comprese. E, dico la verità, mi sono perso le dichiarazioni di Bettini. In ogni caso, chi pensa alle elezioni in questa situazione non ha a cuore l`Italia: e comunque ascolti con calma l`intervento che ha fatto il presidente della Repubblica”. Ma magari non è solo frutto di scarsa attenzione, questa perplessità che serpeggia al Nazareno. Forse i timori di un pezzo del Pd derivano anche dal rischio che in un governissimo a larga maggioranza ci si ritrovi fianco a fianco alla Lega, riabilitando così anche Salvini. Che confini immagina, il senatore Marcucci, per una “maggioranza Draghi”? “Immagino che per Salvini, campione in Europa della lotta sovranista contro il Recovery plan, non sia facilissimo in Italia salire sul carro di un governo che dovrà gestire quelle risorse. In questi anni il leader della Lega si è distinto per una battaglia all`ultimo sangue contro le istituzioni europee: a occhio, non vedo le condizioni per un appoggio al governo che sta nascendo”. E questo vale dunque anche per la rappresentanza nel governo che nascerà? Il Pd potrebbe accettare ministri della Lega, magari di quella Lega “moderata” incarnata da Giorgetti? “La composizione dell`esecutivo verrà decisa dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. E noi ci atterremo alle loro scelte, e le valuteremo come si conviene. Quanto alla Lega, non faccio previsioni su ciò che non conosco: non immagino scissioni in casa d`altri. Ho molta stima di Giorgetti, ma la linea politica in via Bellerio la fissa Salvini. Finora non ho mai avvertito dissensi ufficiali ma solo qualche intervista ai giornali. Far parte di un governo di marcata impronta europeista, però, non credo possa essere la scorciatoia per espiare le colpe del sovranismo, per liquidare un passato recente di guerra a Bruxelles da parte di chi tuttora siede al Parlamento europeo insieme all`estrema destra di Le Pen e di AfD, e affida la propria politica economica a Borghi e Bagnai. Insomma non credo competa al Pd porre veti o pregiudiziali. Sarebbe scorretto nei riguardi di Draghi. Credo però che il Pd possa, e debba, essere intransigente su alcuni aspetti del programma: sull`europeismo e sulla progressività fiscale, ad esempio, e anche sulle politiche di immigrazione e integrazione. Non possiamo certo fare passi indietro su questo”. Per evitare di allargare la maggioranza fino alla Lega, c`è bisogno però di una risposta convinta e compatta del M5s. Che invece pare ancora titubante, specie al Senato, tentato dal rispolverare l`armamentario anti-establishment e anti-europeo. Come giudica queste fibrillazioni? “In un anno e mezzo, soprattutto grazie a Conte e a Di Maio, il M5s ha fatto passi da gigante nella direzione dell`europeismo. Tenere un filo con loro significa anche aiutarli ad intraprendere l`ultimo miglio, quello definitivo, e a valorizzare tutto ciò che è stato fatto di buono nell`esperienza di governo presieduta da Conte. Risultati che non possono essere dispersi. Le parole che l`ex premier ha usato ieri sono definitive. Apprezzo la sua disponibilità a sostenere il governo Draghi e già che ci sono voglio dirgli grazie per il suo mandato svolto in una stagione così straordinariamente complicata”.


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