Senatore Marcucci, anche lei come capogruppo dem al Senato ritiene come gli altri big Pd che se cade il governo si va al voto?
«Io dico che questa maggioranza può e deve essere rafforzata, con la collegialità. Ogni eventuale altra soluzione per me rischierebbe di essere un salto nel vuoto».
Cosa si può fare secondo lei per mettere fine alle fibrillazioni?
«Lo ripeto da settimane, la verifica che è in atto deve servire a ritrovare quella coesione che in alcuni passaggi si è persa. È compito del presidente del Consiglio ritrovarla, a partire dal piano sul Recovery e dalla sua governance».
Sul tavolo ci sono diversi nodi da sciogliere, il primo è proprio il Recovery plan. Com`è andato l`incontro con il presidente del Consiglio?
«C`è una priorità. Il piano deve essere presentato perché l`Europa non può aspettare. Abbiamo chiesto di accelerare. La seconda priorità è che quel piano, con la governante prevista, arrivi al Parlamento per il suo vaglio finale. Le commissioni di Camera e Senato sono pronte a fare una valutazione di merito molto serrata».
Considera ineludibile un cambio di passo nel governo e nella maggioranza?
«Le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti, non vanno né minimizzate, né ingigantite. Unica strada utile è quella di prenderle sul serio e poi risolverle. Non ci possiamo permettere di vivacchiare, con le risorse europee in arrivo e con il piano sui vaccini che sta per partire».
Da tempo lei ripete che il tema del rimpasto non è un`ipotesi peregrina. Ha cambiato idea e cosa cambierebbe nell`esecutivo?
«Il presidente del Consiglio è il primo che deve valutare la sua squadra, non ho cambiato idea rispetto ad allora. Il rimpasto non deve essere l`obiettivo ma se la maggioranza concorda su alcuni cambiamenti, poi quei cambiamenti vanno fatti».
Ritiene il premier Conte ancora una figura di raccordo della maggioranza? E se si andasse alle elezioni considera l`attuale presidente del Consiglio il miglior candidato per palazzo Chigi?
«Il presidente del Consiglio è per sua natura una figura di raccordo per una maggioranza É proprio questo il punto, il presidente Conte deve recuperare questo ruolo ed esercitarlo a tutto campo. Quanto ai candidati alle elezioni, è troppo presto per dirlo. Le ripeto, io sono convinto che si voterà alla fine della legislatura, nel 2023. Per il resto io sono capogruppo del Pd, ho l`ambizione che quando sarà il momento, il candidato sia del Pd».
Sarebbe d`accordo ad andare al voto in una coalizione con M5S?
«Stiamo lavorando per adottare un sistema proporzionale che non prevede una coalizione preventiva. Questo è previsto dall`accordo di governo sottoscritto da tutti nel 2019, un accordo che, lo sottolineo, deve essere rispettato».
Lei, inutile dirlo, conosce molto bene Renzi. Ha capito cosa intende fare e soprattutto ritiene che abbia ragione nel merito e nel metodo?
«Come è evidente ogni gruppo ha le sue priorità. Ed è altrettanto evidente che a volte queste priorità possono coincidere ed altre volte no. Un governo di coalizione è come una famiglia, si può litigare ma poi serve fare la pace e soprattutto condividere le scelte importanti».
Il tema delle riforme sembra scomparso dall`agenda politica…
«Le riforme sono effettivamente una nota dolente. Oltre alla legge elettorale c`è il tema complessivo delle revisioni, a partire dal Titolo quinto. Il presidente Conte aveva preso degli impegni al tavolo dei leader, impegni che riguardano segnatamente le singole forze politiche. Quindi proporzione sì e riforme sì. Perché patto di legislatura alla fine significa fare presto e bene le cose che servono all`Italia».
Pensa che questa maggioranza possa essere in grado di eleggere un Capo dello Stato oppure c`è, secondo lei, il rischio che possa essere il centrodestra, con Salvini, ad imporsi per esprimere il prossimo presidente della Repubblica?
«Questa maggioranza arriverà a fine mandato e saprà scegliere un Capo dello Stato che sia figura di garanzia e di unità per tutto il Paese, per la maggioranza come per le minoranze. Com`è noto, io sono ostinatamente ottimista».
L`idea di un governo Draghi è da scartare a priori o pensa che l`ex numero uno della Bce possa diventare utile in caso di impasse, magari con l`approssimarsi del semestre bianco?
«Ho un tale rispetto per Mario Draghi, che non mi permetterei mai di tirarlo in ballo. É naturale che l`ex governatore sia comunque un presidio di autorevolezza per tutto il Paese».


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