La dem Roberta Pinotti è stata ministra della Difesa dal 2014 al 2018, con Renzi e Gentiloni. Da decenni tratta con generali: da sottosegretario, da presidente della commissione Difesa della Camera, ora al Senato. Un ambiente maschile per definizione.

Pinotti, parliamo del gran tema delle donne del Pd che non sono al governo. C`è chi dice: è un problema di leadership. È d`accordo? E come va interpretata questa leadership che manca?

«Penso che la mancanza di donne che provengono dalle storie dei partiti di sinistra in questo Governo sia un fatto grave. Però il problema non nasce oggi. Sono troppo poche le donne nei ruoli di vertice del partito e nei gruppi parlamentari; anche a livello territoriale le donne in ruoli apicali scarseggiano. Le leadership si costruiscono con esperienze e responsabilità e facendo battaglie politiche».

Quanto pesa il male oscuro del Pd, ossia il correntismo esasperato?

«Non vorrei che questa fosse una lettura assolutoria. In tutti i grandi partiti esiste un pluralismo. Non è che nei Democratici americani, che pure hanno scelto Kamala Harris, la prima donna vicepresidente, non esistano le “correnti”. La domanda deve andare più nel profondo: come è possibile che un partito della sinistra europea, nell`era in cui in tutto il mondo emergono protagoniste femminili a tutto tondo, negli anni in cui dobbiamo, con il Next Generation EU, riprogettare il nostro Paese in un`ottica finalmente paritaria, non senta l`urgenza di avere donne protagoniste della politica? E questa è una domanda che interpella tutto il Pd, certo non solo le donne».

Il nodo dove è, in un partito che pure afferma la questione di genere? C`è un`ipocrisia di sinistra? Siamo ancora fermi all`angelo del ciclostile?

«Si è pensato che con le norme statutarie e la garanzia di presenza negli organismi il risultato fosse ormai acquisito. Per molto tempo non è neppure più esistito un luogo di elaborazione politica sui temi delle donne, che è ripartito solo da pochi mesi con Cecilia D`Ella come portavoce. Il potere, che è la possibilità di incidere e trasformare in meglio la realtà, ed è il bello della politica, difficilmente viene ceduto per gentile concessione. Bisogna fare battaglie politiche, non avere paura del confronto duro quando necessario».

Dice appunto Emma Bonino: non aspettare di essere cooptate per gentile concessione.

«Emma Bonino è una grande combattente, che ha fatto importanti battaglie e la sua storia è esemplare. Ma non è che nel Partito Democratico manchino esempi di donne forti e combattive a livello nazionale e locale. Noi siamo una comunità ampia e il tema non può essere che emerga solo una o qualcuna, ma offrire occasioni e opportunità perché più donne siano protagoniste. Così troveremo facilmente anche molte “numeri 1”. E il momento è adesso, non domani».

Arriverà un risarcimento in forma di sottosegretarie. Che dice della proposta, lanciata tra le altre da Michela Murgia su questo giornale, che piace molto sui social, di opporre un gran rifiuto, uno sdegnato No, grazie?

«Parliamo di Governo del Paese e di servizio alla comunità. Le donne, come ho già detto, devono sperimentarsi in luoghi di responsabilità. Capisco la provocazione, ma le donne in questo governo devono esserci».


Ne Parlano