“Credo che il metodo dell`attesa non paghi più”, dice al Foglio il senatore Luigi Zanda, presidente della società editoriale Domani: “Penso che il presidente Conte debba essere il punto di riferimento per il suo governo e per la sua maggioranza sull`utilizzo del Recovery Fund, come è sempre successo nella storia della repubblica con tutti i suoi predecessori, non un punto di attesa. Certo, Conte dovrebbe essere disposto a pagare eventualmente i costi politici di scelte severe ma necessarie, in una fase di recessione economiche. All`Italia farebbe molto bene conoscere le opinioni e le posizioni personali del presidente del Consiglio sul Mes, sull`Ilva, sulle autostrade, sulla legge elettorale. In questa fase l`attesa non è utile”. L`attesa dipende dallo stato di salute del M5s? “Se parliamo della leadership del M5s, allora io noto che Di Maio sta lavorando per conquistare una maturità politica, mentre mi sembra che Di Battista vada veloce verso forme maggiori di infantilismo politico. Dopodiché, va detto anche questo: il M5s, quando è nato, era un movimento politico di populismo disordinato. Poi è andato al governo con Salvini e ha governato a ruota libera. Da un anno mi sembra che governando con il Pd stia cambiando pelle. I Cinque stelle sono passati dalla richiesta di uscire dall`euro a un europeismo reale. Penso che governare con il Pd e confrontarsi in Europa li abbia messi di fronte alla necessità di usare maggiore ragionevolezza politica e di tenere conto che lo Stato di diritto ha le sue regole. Certo, hanno molta strada da fare, come tutti, ma sarebbe stupido non vedere i progressi dei Cinque stelle verso una concezione più liberale. Se posso dare un parere, il loro processo di rinnovamento e la discussione con Casaleggio avrebbero bisogno di trasparenza. Ora è tutto criptico. Servirebbe, come direbbero loro, più streaming”. Al Pd serve un congresso? “In questo momento il Pd ha un segretario, Nicola Zingaretti, che è solidamente al suo posto e sta portando il partito fuori dalle sabbie mobili del dopo Renzi. Ha vinto le primarie, tenendo unito un partito abituato a dilaniarsi al proprio interno. Ha superato la scissione di Renzi. Poi c`è la prova del nove, ha vinto alle Europee, alle Regionali e ai ballottaggi. Adesso mi sembra che faccia bene ad alzare la voce. Il Pd ha aspettato troppo per le modifiche dei decreti Salvini. Ora sta aspettando troppo per Mes, Ilva Autostrade, per capire che cosa fanno i navigator”. Renzi, Bersani, Calenda potrebbero rientrare nel Pd? “Molti elettori che il Pd aveva perso per le scissioni stanno tornando, hanno capito l`errore. Ma per ragionare sui vertici dei partiti scissionisti bisogna aspettare che siano loro a chiedere di rientrare. Nessuno di loro mi pare abbia intenzione di farlo”. Senatore, non c`è quindi subalternità culturale del Pd ai Cinque stelle? “No”. Ma il taglio del numero dei parlamentari lo volevano loro e il Pd si è adeguato. “Quello è un accordo politico. Possiamo dire che abbiamo sbagliato a fare l`accordo, io ero contrario, ma avendo fatto un accordo il partito l`ha mantenuto. Possiamo dire quindi che è una concessione di lealtà ad aver prodotto il taglio. Non parlerei di subalternità culturale anche perché la cultura non c`entra niente. Il Pd deve proseguire un lavoro che poi è il lavoro della sinistra mondiale per adeguare il proprio pensiero politico alle esigenze del 21esimo secolo”. Vale solo per i partiti? “Vale anche per l`informazione. Partiti e giornali sono ancora tutti con la testa e le gambe nel Novecento. Dobbiamo prendere confidenza con il nuovo mondo che la tecnologia ci offre, con i mutati rapporti internazionali, con le prospettive per il futuro che ci vengono messe sotto il naso. Dobbiamo cambiare la nostra testa. La devono cambiare i leader politici, così come gli elettori. Gli editori così come i direttori e i giornalisti, ma anche i lettori. E anche i governi debbono cambiare la testa, entrando in una logica del futuro”. E quale sarebbe? “Non sono così immodesto da pensare di poter rispondere a questa domanda. Bisogna abituarsi a pensare in grande, a progettare a lungo termine. I problemi nazionali vanno messi in relazione ai problemi internazionali. I partiti devono prestare molta attenzione ai problemi organizzativi. Sono necessarie nuove forme di finanziamento pubblico, non della politica in quanto tale, ma della democrazia. Non servono soldi a pioggia, bisogna fare come in Europa, dove vengono rimborsate le spese documentate che garantiscano il funzionamento dei partiti. In 70 anni non abbiamo dato attuazione all`articolo 49 della Costituzione sulla democrazia interna dei partiti. Adesso non facciamoli morire, i partiti e i movimenti sono un elemento costitutivo della nostra democrazia”. Senatore Zanda, lei dice che anche i giornali devono essere proiettati nel futuro. Ma Carlo De Benedetti, editore di Domani, ha detto in un`intervista che lui non voleva “fare un sito”; “volevo fare un giornale. Gli ho aggiunto la nobiltà della carta, che lo rende un giornale”. I giornali online non sono giornali? “Il futuro dell`editoria e dei giornali è nei giornali online. Tant`è vero che la carta sta perdendo peso, i quotidiani perdono copie. Ma anche il New York Times ha accanto al giornale online il suo giornale su carta. Il giornale su carta nobilita i giornali online. Sono due forme editoriali che si danno forza a vicenda. E` necessario che coesistano”. In un`intervista al Corriere, la presidente del Senato Casellati ha detto che il ricorso continuo ai decreti-legge finirebbe per “abbattere il Parlamento”. Concorda? “Quando la presidente del Senato difende il parlamento e le sue prerogative davanti agli eccessi dei decreti legge, io sono totalmente d`accordo con lei. Ma quando fa le interviste per parlare di politica penso che debordi dalle sue funzioni di presidente del Senato. Sembra che il Parlamento non abbia strumenti per impedire al governo di `usurpare` le Camere. Ma il Parlamento ha tutti gli strumenti che la Costituzione gli dà per riappropriarsi del suo potere legislativo. Potrebbe farlo, ma non lo fa. Su questo la presidente del Senato dovrebbe riflettere”.


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