“Per Almaviva è necessario riaprire subito il tavolo di confronto, come ha già detto la viceministra allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova, la quale ha fatto giustamente appello alla responsabilità. Solo il dialogo tra le parti dà buoni frutti e l’obiettivo è sventare il licenziamento di 2511 persone. Questa vicenda svela anche i nodi irrisolti dei call center e dei contact center, per i quali non basta la clausola sociale”. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane.
“Ho presentato – prosegue Pezzopane – il disegno organico 2337, una sorta di ‘Testo unico’ del settore, per superare i limiti della normativa vigente e i pericoli di nuove norme positive ma con ripercussioni pesanti in questo particolare settore. Andrebbe calendarizzato al più presto. E’ necessario affiancare altri strumenti alla già utile clausola sociale, che prevede l’assorbimento del personale già impiegato in caso di subentro aziendale. Ma per questi dipendenti non è, per esempio, proponibile un trasferimento in altra regione. Altro nodo sono i bandi di appalto con gare al ribasso nel settore pubblico, che implicano tagli sul personale, sia numerici che retributivi. Il continuo calo dei prezzi ha conseguenze sulla precarietà del lavoro. Nel settore pubblico bisogna evitarle, nel settore privato, l’unica strada è qualificare il servizio fornito ai clienti e le competenze del personale. Vanno introdotti la certificazione di qualità obbligatoria per le imprese che operano nel settore dell’outsorcing e un Osservatorio permanente, composto dai rappresentanti dei sindacati, dalle associazioni di settore, dal governo, dalle Authority per la concorrenza e anticossuzione, per monitorare lo stato del settore e le vertenze e per sostenere l’innovazione tecnologica e la formazione del personale. La certificazione servirebbe per garantire il rispetto dei contratti nazionali, l’assolvimento degli obblighi contributivi, fiscali e assicurativi, l’utilizzo di personale qualificato. In caso di subentro negli appalti – conclude Pezzopane – i lavoratori dovrebbero essere garantiti, mentre in caso di delocalizzazione si stabilisce che l’azienda sia tenuta ad un preavviso al ministero del lavoro di 120 giorni”.