In un giorno come 1`8 marzo capita spesso di ripensare alle cose imparate dalle altre donne. A quanto conti il consiglio di una donna più adulta, quando si è giovani. La mia generazione non aveva molte role model, ma oggi per le ragazze qualcuna in più ce n`è. Ho due figlie e a loro dico di non dare per scontate le conquiste raggiunte finora. Hanno bisogno di continua manutenzione. Ma dico anche di non darsi per vinte davanti a un primo ostacolo.
Una batosta professionale? Si può superare. Bisogna prendersi del tempo. Lasciare che le ferite si rimarginino. Ricostruire la fiducia con l`aiuto di qualche piccola gratificazione. Sono stata scout e non dimenticherò mai la notte in cui, a 19 anni, persi il mio gruppo e rimasi sola sul monte Pennello, Appennino ligure. La paura era tanta, e mentre calava il buio rischiavo di essere preda del panico. Decisi di calmarmi, di tastare il terreno. Se trovavo l`acqua e seguivo quella traccia, sarei sicuramente andata ín direzione di un centro abitato. Passo passo, con cautela sono arrivata a una casa di contadini. Intanto stava arrivando l`alba. Intirizzita, chiesi a quella brava gente un caffè, ma loro, saggiamente, mi offrirono un cognac. Da lì proseguii per il paese, entrai in un bar chiesi un gettone e chiamai casa. Quella notte capii che la paura di non farcela si può gestire.
Paura, dolore, frustrazione. Ci si può risollevare. Quando arrivai terza alle primarie per diventare sindaco di Genova, compresi che avevo bisogno di una fase sottotraccia. Non volevo essere ferita dalle frecciate, dentro e fuori il mio partito. Scelsi un comportamento low profile. Ero in Parlamento e ho continuato la mia vita politica a Roma, cercando di passare molto più tempo lì che a Genova. Per un bel po` sono stata per conto mio. Poi, era novembre, è stato come rinascere. Vincere la paura, avere la certezza che ci si può sempre risollevare. Sono convinzioni che in un giorno come 1`8 marzo mi fa piacere condividere.
Una batosta professionale? Si può superare. Bisogna prendersi del tempo. Lasciare che le ferite si rimarginino. Ricostruire la fiducia con l`aiuto di qualche piccola gratificazione. Sono stata scout e non dimenticherò mai la notte in cui, a 19 anni, persi il mio gruppo e rimasi sola sul monte Pennello, Appennino ligure. La paura era tanta, e mentre calava il buio rischiavo di essere preda del panico. Decisi di calmarmi, di tastare il terreno. Se trovavo l`acqua e seguivo quella traccia, sarei sicuramente andata ín direzione di un centro abitato. Passo passo, con cautela sono arrivata a una casa di contadini. Intanto stava arrivando l`alba. Intirizzita, chiesi a quella brava gente un caffè, ma loro, saggiamente, mi offrirono un cognac. Da lì proseguii per il paese, entrai in un bar chiesi un gettone e chiamai casa. Quella notte capii che la paura di non farcela si può gestire.
Paura, dolore, frustrazione. Ci si può risollevare. Quando arrivai terza alle primarie per diventare sindaco di Genova, compresi che avevo bisogno di una fase sottotraccia. Non volevo essere ferita dalle frecciate, dentro e fuori il mio partito. Scelsi un comportamento low profile. Ero in Parlamento e ho continuato la mia vita politica a Roma, cercando di passare molto più tempo lì che a Genova. Per un bel po` sono stata per conto mio. Poi, era novembre, è stato come rinascere. Vincere la paura, avere la certezza che ci si può sempre risollevare. Sono convinzioni che in un giorno come 1`8 marzo mi fa piacere condividere.