‘Nessun impegno, manca la definizione degli obiettivi militari’
«NO, l’Italia non interverrà in Siria e in nessun tavolo si è mai parlato di estendere la nostra missione in quel territorio. Una posizione chiara, condivisa fra l`altro anche dal governo precedente».
Quale posizione per l`esattezza?
«Dove non c`è chiarezza di percorso politico che indichi una definizione degli obiettivi militari, non ci può essere nessun impegno dell`Italia nelle operazioni militari, ma solo diplomatico. Tutto qui». Decisa, sintetica, tranchant. Così ieri il ministro delle Difesa Roberta Pinotti, intervenuta al vertice dei parlamentari Nato sul Mediterraneo in corso al Firenze, ha voluto ribadire la posizione del governo italiano sull`infuocato scenario siriano-iracheno. Per il momento nessun intervento diretto in Siria («La stessa Francia non ce lo ha mai chiesto») ma un consolidamento delle missioni in altre aree dove il nostro Paese è già impegnato, e una disponibilità ad aumentare la presenza dei militari in funzione del controllo del territorio italiano se la necessità lo richiedesse. «In fondo – dice – come numero di uomini impiegati in molte aree di crisi siamo i primi in Europa: in Iraq abbiamo già circa 600 uomini sul terreno che diventeranno 750 con il nuovo decreto missioni. Non solo».
Dica.
«In Kuwait, oltre ai 270 militari dislocati, il nostro impegno si concretizza con l`impiego di 4 tornado che stanno facendo attività di ricognizione, perché anche individuare gli obiettivi è strategicamente importante. E questo, comunque, è l`assetto che abbiamo deciso e che abbiamo discusso anche in Parlamento».
 La preoccupa questa escalation che sta avendo la tensione fra Russia e Turchia?
«Guardi, ho visto che oggi (ieri per chi leghge, ndr) c`è stata una telefonata fra Erdogan e Putin e ne sono contenta perché sento forte la necessità di una de-escalation che consenta di ritornare a una situazione di equilibrio».
La necessità di restare tutti assieme in un fronte anzi Stato islamico…
 «Senza una coalizione coesa non riusciremo mai a fermare il terrorismo, mi creda. E una tensione forte come quella che si è creata fra Russia e Turchia certo non agevola i percorsi di cui abbiamo bisogno. Di più».
Prego.
 «Io capisco che ogni Paese sia geloso della propria attività di intelligence ma rispetto a un fenomeno subdolo come il terrorismo anche una cabina di regia comune sarebbe importante». Una richiesta non semplice… «Io penso che lo stato islamico alla fine sarà sconfitto, ma tanto più ci sarà condivisione fra i Paesi della coalizione, tanto più sarà facile estirparlo».
Se il governo chiedesse un impegno maggiore in funzione appunto antiterrorismo, l`esercito italiano sarebbe pronto?
«Purtroppo il rischio terrorismo era evidente ben prima dei fatti di Parigi. Così da tempo noi già supponiamo le forze di Polizia, dando una mano nel controllo del territorio in Italia».
Sta parlando dell`operazione strade sicure?
«Con strade sicure abbiamo schierato 6.000 militari nelle principali città italiane a tutela dei cittadini, solo a Roma sono 2.200, e siamo disposti anche ad aumentarne la presenza sulla base delle necessità, ma io stavo pensando anche all`operazione mare sicuro».
Il controllo del Mediterraneo e del flusso di profughi in arrivo…
 «I pericoli possono venire anche via mare. Per questo controlliamo non ci siano rischi per i nostri natanti e per le nostre piattaforme, soprattutto che chi arriva appunto via mare non abbia intenzioni pericolose».
Qual è l`errore più grave in questo senso che può compiere oggi l`Italia? «Confondere i profughi coi terroristi. Chi scappa dalla guerra ha una dimensione di paura. Allo stesso tempo, proprio per proteggere chi ha bisogno, dobbiamo essere molto attenti a tutti quelli che possono essere gli spazi di infiltrazione».

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