Negli ultimi 10 anni al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) sono stati fatti solo due
concorsi interni (2010 e 2020) e non ogni 2 anni come previsto
dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Lo ha rilevato il
senatore Gianni Pittella (Pd) in un’interrogazione al ministro
dell’Università e ricerca.
Pittella ha osservato inoltre che in un recente concorso
interno, nonostante un terzo (1.334) dei candidati sia risultato
idoneo, solo 520 sono risultati vincitori per via della scarsità
dei posti a disposizione.
“Gli idonei non vincitori vantano curriculum di tutto
rispetto – si legge nel documento – con importanti
responsabilità di progetti, i cui stessi fondi permettono in
buona parte di coprire le spese di funzionamento dell’ente”. Il
Cnr è dotato di un fondo ordinario (Foe) di circa 650-660
milioni di euro l’anno, impiegato per il 95% per le spese del
personale. I fondi per la ricerca, e in molti casi per pagare le
utenze e la gestione delle aree di ricerche, “sono reperiti da
ricercatori e tecnologi – continua l’interrogazione – Solo
grazie alla loro bravura si riesce a raddoppiare il bilancio
portandolo a circa 1,3 miliardi all’anno”. Criticità non
presenti in altri enti di ricerca nazionali e di altri Paesi.
“Attualmente – rileva Pittella – solo il 10% di ricercatori
e tecnologi Cnr ha raggiunto il livello apicale di dirigente di
ricerca, mentre nelle università il 29% del personale docente ha
il ruolo di professore ordinario. Anche per le posizioni di
primo ricercatore, nel Cnr ha questo riconoscimento il 19%
contro il 49% dei professori associati degli atenei”. A
peggiorare le cose, conclude il senatore, ci sono “alcuni
milioni di euro, residuati dallo stesso concorso, che avrebbero
potuto permettere la progressione di carriere di almeno un
centinaio di ricercatori e tecnologi, allocati invece su un
fondo di tutela dell’ente (per i contenziosi ndr), scatenando
l’indignazione di tutti gli idonei. Si chiede al Ministro quali
iniziative intenda adottare per consentire al più grande ente di
ricerca pubblico nazionale del Paese di svolgere in modo
adeguato l’attività di ricerca scientifica”.