“Sul piano della propaganda è sin troppo facile sparare contro questo o quel commissario europeo o individuare a seconda dei giorni e delle circostanze questo o quel Paese da additare come nemico della Italia. Ma il tema è che chi governa ha il dovere di decidere cosa vuol fare e con chi può realizzarlo in Europa.
Sull’immigrazione il nostro obiettivo è condividere le responsabilità con tutti i Paesi della Unione riformando le norme di Dublino? Siamo consapevoli che se vogliamo stroncare il traffico degli esseri umani dobbiamo aprire canali legali programmati e controllati della migrazione economica? Con chi ragioniamo su questo?
Con l’asse sovranista che coltiva interessi nazionali, con gli Orban, i Kacinsky, i Kurz?
E sulla manovra del nostro governo con chi tratteremo? Il problema della Italia e dell’Europa è la scarsa crescita, e la difficile attuazione delle regole di bilancio europee, fatta in modo draconiano e strangolante, non aiuta a risolvere questo problema.
Con i Governi Renzi e Gentiloni abbiamo chiesto che queste regole fossero flessibili, e non cambiamo linea perché ora siamo all’opposizione. Ma se questa è l’obiettivo, una flessibilità, cioè, che serva per finanziare la crescita, lo devi negoziare con la commissione europea e con i Paesi che più possono condividere questo approccio. E devi spiegare ai cittadini e agli interlocutori istituzionali, ai risparmiatori e agli investitori, che lo stai facendo per finanziare un grande piano di infrastrutture materiali e immateriali nel nostro Paese: educazione, alta velocità, cablaggio, tecnologie ambientali, porti, interporti, asili nido per tutti non solo per i bambini italiani, imprese ad alta innovazione e sostenibilità ambientale.
Altrimenti non sei credibile.
E questo governo non è credibile e certo può rendersi simpatico a qualcuno dipingendo Moscovici come un falco, parlando della sobrietà di Juncker, ma se vorrà fare delle cose buone per l’Italia, cambiando la manovra, e avere più risorse per la crescita e non per la spesa corrente, dovrà ragionare e confrontarsi con i principali interlocutori europei e non con gli amichetti di Visegrad”. Così il senatore Gianni Pittella, capogruppo in commissione politiche europee è intervenuto nell’aula di Palazzo Madama nel dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo.