‘Presentazione e ritiro emendamenti Calderoli fanno parte di stesso gioco ostruzionistico’
‘Il ritiro degli emendamenti da parte del senatore Calderoli fa parte della medesima tattica ostruzionistica che ha portato alla loro presentazione. Peraltro col più totale disprezzo per i lavoratori del Senato. L’intento evidente era di rinviare la riforma a dopo la sessione di bilancio. Se ora il senatore Calderoli vuole davvero dare suo contributo eviti di minacciare e presentare migliaia di emendamenti per l’Aula. La verità è che il presidente Grasso ha ragione: le scelte sono innanzitutto politiche. Proprio queste scelte politiche saranno però impedite sino a che non ci sarà un’autonoma pronuncia del Presidente del Senato circa l’ammissibilità degli emendamenti. Per questo occorre che il provvedimento giunga all’Aula. È un atto di responsabilità e di trasparenza’. Lo dice il senatore del Pd Luciano Pizzetti, sottosegretario alle riforme.
‘Lo testimonia – prosegue Pizzetti – lo stesso andamento della discussione nel Pd. Su questioni fondamentali c’era un sentire comune. Certo, ancora con delle differenze. Ma con passi avanti significativi. La verità è che una parte della minoranza ad un certo punto si è ritratta perché ha avuto paura dell’intesa. La condivisione su diverse questioni avrebbe infatti impegnato eccessivamente in assenza di decisioni sull’art 2. Lo comprendo ma conferma l’esistenza della questione. La pronuncia della presidente Finocchiaro è stata precisa ma ovviamente non risolutiva. Né, in presenza di tale pronuncia, un comitato ristretto avrebbe avuto esito positivo. Dunque – conclude Pizzetti – sino a che non vi sarà una decisione definitiva sull’articolo 2, la riforma non farà passi avanti. Soprattutto non si determineranno le condizioni per un proficuo lavoro che porti ad una riforma largamente condivisa. L’approdo del testo all’Aula porta chiarezza e facilita il processo riformatore’.
‘Lo testimonia – prosegue Pizzetti – lo stesso andamento della discussione nel Pd. Su questioni fondamentali c’era un sentire comune. Certo, ancora con delle differenze. Ma con passi avanti significativi. La verità è che una parte della minoranza ad un certo punto si è ritratta perché ha avuto paura dell’intesa. La condivisione su diverse questioni avrebbe infatti impegnato eccessivamente in assenza di decisioni sull’art 2. Lo comprendo ma conferma l’esistenza della questione. La pronuncia della presidente Finocchiaro è stata precisa ma ovviamente non risolutiva. Né, in presenza di tale pronuncia, un comitato ristretto avrebbe avuto esito positivo. Dunque – conclude Pizzetti – sino a che non vi sarà una decisione definitiva sull’articolo 2, la riforma non farà passi avanti. Soprattutto non si determineranno le condizioni per un proficuo lavoro che porti ad una riforma largamente condivisa. L’approdo del testo all’Aula porta chiarezza e facilita il processo riformatore’.