Nonostante da settimane il dibattito politico sia attraversato da tensioni e nei retroscena dei giornali si parli di rimpasti piuttosto che di progetti concreti e di futuro dell’Italia, tuttavia è stato portato avanti un lavoro che oggi mette il Paese in condizione di poter affrontare con fiducia la sfida della ricostruzione.

Rallentare ulteriormente questo percorso, rischiare di comprometterlo, peraltro nel pieno dell’avvio di una campagna vaccinale che richiede sforzi e ancora molti sacrifici, è una colpa che le cittadine e i cittadini, ai quali da quasi un anno è richiesto senso di responsabilità e di solidarietà, non potrebbero giustamente perdonare.

Anche perché davvero siamo di fronte a un’occasione storica e irrepetibile di avanzamento e sviluppo sociale, culturale, economico che non possiamo mancare considerate anche le energie, le competenze, le esperienze personali, professionali, politiche che in questi mesi sono state messe a disposizione di questo sforzo comune.

Penso in particolare alla mobilitazione “Half of it” che in tutta Europa e anche in Italia ha coinvolto migliaia di donne di ogni provenienza per chiedere di destinare almeno metà delle risorse del Recovery Fund a progettualità a favore del superamento del gender gap.

Una mobilitazione che ha trovato ascolto e rappresentanza in Parlamento anche nei numerosi atti e pareri prodotti e che ha rappresentato la leva più forte dell’avanzamento che si registra nel piano di spesa del governo delle risorse del Next Generation Eu.

Gli investimenti a favore delle donne, infatti, non sono più relegati a un capitolo a parte ma attraversano trasversalmente tutte le sei missioni. Empowerment femminile, contrasto alle discriminazioni di genere, accrescimento delle competenze e delle opportunità di lavoro non sono più affidate a specifici interventi ma perseguite in tutto il piano in un’ottica di gender mainstreaming.

E’ una novità culturale decisiva, attesa e costruita insieme a tante donne e uomini dell’associazionismo, delle reti sociali, delle imprese, dei sindacati, della cultura, del mondo accademico e della ricerca nei più svariati campi. Adesso la chiave per tradurre questa nuova visione in misure concretamente efficaci è la loro valutazione ex ante da un punto di vista dell’impatto di genere.

Serve ovviamente chiarire nel dettaglio e in modo trasparente il volume delle risorse e che sia garantita coerenza tra queste e i provvedimenti che si intendono adottare. Va per esempio assicurata la piena realizzazione di un’innovazione fondamentale per cui il Pd si è speso in prima linea e che riguarda gli asili nido il cui fondo torna a essere gestito dal ministero dell’Istruzione e non più da quello della Famiglia.

Il pieno riconoscimento che i nidi non sono un ammortizzatore sociale ma la prima tappa del percorso di educazione, formazione e istruzione per tutte le bambine e i bambini a partire dai primissimi mesi di vita, una leva decisiva, come riconosciuto da studi e statistiche nazionali e internazionali, per il superamento delle disuguaglianze di partenza e lo sviluppo delle competenze sociali, relazionali, emotive e cognitive.

Tra gli obiettivi del piano anche l’incremento dell’occupazione femminile, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, il rafforzamento delle infrastrutture sociali, il riconoscimento sociale ed economico del lavoro di cura, l’ampliamento del tempo scuola, la formazione soprattutto finalizzata all’acquisizione di competenze nelle materie STEM tra le bambine e le ragazze.

Sono questi gli investimenti essenziali a liberare il potenziale delle donne e metterlo a disposizione della crescita di tutto il Paese, della sua competitività e ricchezza. Questa è la visione che deve avere un Paese che guarda al futuro, questa la responsabilità della politica.

Siamo giunti a un momento di svolta, è stato fatto un lavoro che ha costruito un punto di equilibrio che considero positivo, crisi al buio sarebbero nefaste. Non per il governo Conte ma per il Paese che non può precipitare nell’instabilità in un momento in cui va assicurato il successo del piano vaccinale e mostrata serietà, responsabilità, coesione e concretezza nel disporre delle ingentissime risorse che l’Europa ha riconosciuto all’Italia grazie anche a un ruolo, una centralità, una credibilità che abbiamo saputo recuperare nell’ultimo anno pur nel pieno di una pandemia dalla quale, è importante sottolinearlo, non siamo ancora usciti.


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