La riforma del Mes non è pericolosa per l’Italia ma certo nel nuovo Meccamismo di stabilità europeo servirebbe più democrazia. Lo sostiene il vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Gianni Pittella, in questa intervista a MilanoFinanza.it in vista del voto decisivo del Parlamento italiano sul Fondo Salva-Stati.
 Presidente Pittella, cosa pensa della riforma del Mes che Forza Italia ha bocciato? È davvero negativa per l’Italia o è d’accordo col governo?
Le critiche di Forza Italia alla riforma del MES sono infondate. In primis, Forza Italia dice che la riforma impedisce all’Italia di mettere il proprio veto sulle questioni sostanziali. Su questo la riforma non cambia nulla, ma soprattutto l’Italia in tutte le decisioni può costituire una minoranza di blocco per bloccare le decisioni non conformi ai propri interessi.
 Come?
Per esempio, basterebbe avere dalla propria parte la Spagna, la Grecia o il Portogallo, cosa che avviene molto frequentemente nei negoziati europei. FI inoltre afferma che la riforma non serve a introdurre ciò che serve davvero all’Europa, cioè il sistema unico di garanzia dei depositi bancari (EDIS). Noi vediamo, invece, la riforma del MES come un primo passo per una lunga serie di riforme a livello europeo.
Dopo che succede?
Questa riforma del Mes introduce il backstop per il fondo unico di risoluzione delle banche, di cui l’Italia ha ottenuto un’entrata in vigore anticipata. Questo è un primo passo per un’introduzione successiva dell’EDIS, è sbagliato pensare che le due cose si autoescludano. L’ultima critica è che la riforma non migliori la legittimità democratica del MES.
 Tajani (FI) intervistato da milanofinanza.it sostiene che manchi la democrazia nel nuovo Mes.
Questa è una critica fondata, ma secondo me non è sufficiente a bocciare tutto il testo. Se è vero che il direttore generale del MES avrà maggiori poteri, ma sempre in tandem con la Commissione europea nelle questioni più importanti, è chiaro che il Parlamento europeo potrebbe fare pressione affinché il direttore generale riferisca a Strasburgo sugli sviluppi principali. Il deficit democratico europeo resta comunque un problema fondamentale, che non è compito della riforma del MES risolvere, e riguarda anche la stessa Commissione europea. Per questo però servono riforme di più ampio respiro.
Non pensa che se non passasse in Parlamento la riforma del Fondo Salva-Stati metterebbe in cattiva luce l’Italia in Europa?
Questo sta già succedendo. I nostri partner, compresi i paesi che hanno richiesto il supporto del MES (o del suo predecessore, l’EFSF), sono tutti favorevoli alla riforma, e solo in Italia la questione è diventata una polemica politica. Questo nostro atteggiamento rischia di vanificare gli sforzi fin qui fatti e la credibilità e la serietà che abbiamo dimostrato quando abbiamo negoziato insieme il recovery fund. Essendo in arrivo una quantità di risorse non indifferenti da parte dell’UE, è chiaro che la credibilità e la reputazione sono risorse preziose, che non vanno sprecate per colpa di pregiudizi infondati.
Cosa si aspetta accadrà in Parlamento, il governo Conte rischia di cadere?
In Parlamento sono sicuro che prevarranno le forze del buonsenso, che hanno a cuore l’Italia e la volontà di realizzare le riforme che servono davvero all’Europa.
Come considera l’ipotesi di un governo di unità nazionale?
Io credo che la cosa più importante è creare un clima di collaborazione nazionale, che non significa governare insieme ma lavorare insieme per lo sforzo imponente della ricostruzione del Paese. Servirà concentrare le risorse su poche macro finalità che cambino il profilo di sviluppo italiano, redistribuiscano la ricchezza, premino giovani e donne, ridiano fiato alle imprese, sostengano economia verde, sanità del territorio, digitale , cultura e ricerca scientifica di base … non si fa tutto questo senza uno sforzo sincero di ascolto e di valorizzazione del contributo di tutti.


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