Tra le cose più importanti dal mio punto di vista , dette in questi giorni dal neo Segretario del PD Enrico Letta, è che bisogna rendere strutturale il NextGenerationEu.

Passare da una risposta alla emergenza ad una risposta permanente per lo sviluppo ! Sul punto arrivano notizie incoraggianti dall’Unione europea che riguardano proprio la sua architettura economica e monetaria che è condizione perché il programma di 750 miliardi divenga strutturale.

Le prime notizie positive giungono dal parlamento tedesco. Il 25 marzo, infatti, il Bundestag ha approvato la mozione presentata dai gruppi parlamentari di maggioranza CDU/CSU e SPD sulla decisione di risorse proprie, necessaria per far partire concretamente il programma Next Generation EU e i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Un passaggio importante è stato la bocciatura delle proposte di opposizione. Tra queste, quella del gruppo FDP, i liberaldemocratici, che chiedevano espressamente che l’utilizzo di risorse proprie europee fosse limitata esclusivamente al Next Generation EU, un programma per sua natura limitato e non ripetibile. La mozione FDP impegnava inoltre il governo tedesco ad allearsi con i quattro paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia) e la Finlandia per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (2028-2034), affinché nessuna spesa nel QFP fosse finanziata tramite Eurobond o altri strumenti di finanziamento comuni.

Il fatto che la mozione approvata non menzioni questa considerazione aiuta la battaglia per trasformare il Next Generation EU in uno strumento permanente. La mozione approvata non menziona niente di tutto ciò. L’unica innovazione che comporta è il fatto che il governo tedesco è impegnato a informare adeguatamente e in tempo utile il Bundestag per fornire informazioni su come il Next Generation EU si svilupperà e la natura e lo stato dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza degli altri stati membri. Si tratta di un legittimo controllo sull’operato degli altri stati, che anche il parlamento italiano dovrebbe discutere. Per quanto l’Italia sia uno dei paesi che beneficerà maggiormente del programma, trattandosi dell’utilizzo di risorse comuni anche gli italiani hanno il diritto di discutere come gli altri paesi impiegheranno i fondi stanziati. Se questo dibattito sarà portato avanti con intelligenza e non strumentalizzato, potrà rivelarsi uno strumento virtuoso per incentivare i governi a fare del proprio meglio con le risorse comuni. In questo, da parte del PD c’è totale fiducia verso il governo in carica.

La seconda buona notizia arriva dal Consiglio europeo, che si è riunito nei giorni scorsi e che ha visto, eccezionalmente, anche la partecipazione del presidente degli Stati Uniti. Il presidente del consiglio Draghi ha infatti posto, ai margini delle discussioni dell’ordine del giorno, che era incentrato su vaccini, politica industriale e politica estera, importanti questioni relative all’evoluzione della governance economica europea. Secondo il presidente Draghi, infatti, l’UE dovrebbe avvicinarsi sempre di più agli USA, dotandosi di un safe asset comune, espressione utilizzata per indicare gli Eurobond, insieme a una completa unione bancaria e del mercato dei capitali, per rendere l’euro forte a livello internazionale al pari del dollaro. Oltre a questo, c’è la questione della riforma delle regole di bilancio del Patto di Stabilità, in cui Draghi ha rilanciato la proposta, che sta trovando sempre più consenso tra gli addetti ai lavori, di includere una Golden Rule che incentivi gli investimenti in chiave verde e digitale nei momenti di crisi, e la proposta di modificare i percorsi per l’abbattimento dei debiti pubblici, rendendoli più attenti alle esigenze dei singoli paesi e più efficaci.

In tutto questo Draghi sa di poter contare sull’appoggio istituzionale del commissario Gentiloni e sul pieno sostegno parlamentare da parte del Partito Democratico. Le proposte di Draghi vanno infatti nella direzione giusta, vale a dire un acquisto di sovranità in materie fiscali di cui l’Europa ha bisogno per diventare quello che i padri fondatori hanno immaginato, vale a dire un’autentica federazione dotata di una politica fiscale indipendente.


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