A Venezia c`è una sfida al rovescio tra renziani e antirenziani. Nella regione che Matteo Renzi, quando parla di 6 a 1, dà esplicitamente per persa, il candidato del Pd per Ca` Farsetti è Felice Casson; un civatiano, almeno finché Civati era ancora iscritto al Pd. Dall`altra parte c`è Luigi Brugnaro, per quattro anni presidente di Confindustria Venezia. Sostenitore della flessibilità nel mercato del lavoro, Brugnaro si percepisce come il vero apostolo del verbo renziano, nonostante sia appoggiato dai centristi di Area popolare, da FI e possa contare sull`appoggio quasi certo della Lega in caso di ballottaggio.
‘Sono calato di tre chili e due etti. E’ andata bene, in genere ne perdo cinque». A Felice Casson, ex magistrato, la campagna elettorale piace: «Eccome, ho girato dappertutto. Nelle isole di Venezia manca il lavoro, ho avuto incontri forti ed emotivi’.
È quello l`elettorato che l`ha fatta vincere alle primarie?
«Credo che alle primarie mi abbia votato anche una parte del mondo cattolico e imprenditoriale. Io mi presento a tutti. Certo, non mi rivolgo ai fascisti».
Ma si sente il candidato di Renzi?
«No, io sono il candidato dei veneziani. Le primarie erano aperte a tutti, e mi sono battuto perché fosse così».
Vuol dire però che nei seggi entra di tutto. Pare che dopo le elezioni qualcosa cambierà nel Pd.
«Io credo che più si chiamano in gioco i cittadini, meglio è. Noi abbiamo fatto primarie chiare; nessun imbroglio. E se diventerò sindaco nella mia giunta non ci sarà nessuno che abbia partecipato a giunte precedenti».
I suoi temi centrali per Venezia?
«Il bilancio e i posti di lavoro. Domenica ero a Marghera, ragionavamo di crisi industriali. Imprenditori e lavoratori devono restare assieme nelle difficoltà».
Senta, perché è saltato l`investimento di Pierre Cardin in quell`area?
«Quello di Pierre Cardin era un investimento finto. A parole erano tre miliardi, ma mancava il piano finanziario. Noi non è che abbiamo pregiudizi».
No?
«No. Ma se dobbiamo iniziare a discutere vogliamo prima vedere il piano economico e quello finanziario».
Non si rischia di frenare gli investitori come è successo con lo sport?
«E un tema. Sabato abbiamo avuto un incontro con le associazioni sportive di Venezia e Mestre. C`erano Gentile, Maifredi».
Non esattamente la serie A dei tempi dí Zamparíní.
«Quella manca. E, dopo i tagli del commissario, si sente il bisogno di rimettere in sesto un po` tutto lo sport».
‘Sono calato di tre chili e due etti. E’ andata bene, in genere ne perdo cinque». A Felice Casson, ex magistrato, la campagna elettorale piace: «Eccome, ho girato dappertutto. Nelle isole di Venezia manca il lavoro, ho avuto incontri forti ed emotivi’.
È quello l`elettorato che l`ha fatta vincere alle primarie?
«Credo che alle primarie mi abbia votato anche una parte del mondo cattolico e imprenditoriale. Io mi presento a tutti. Certo, non mi rivolgo ai fascisti».
Ma si sente il candidato di Renzi?
«No, io sono il candidato dei veneziani. Le primarie erano aperte a tutti, e mi sono battuto perché fosse così».
Vuol dire però che nei seggi entra di tutto. Pare che dopo le elezioni qualcosa cambierà nel Pd.
«Io credo che più si chiamano in gioco i cittadini, meglio è. Noi abbiamo fatto primarie chiare; nessun imbroglio. E se diventerò sindaco nella mia giunta non ci sarà nessuno che abbia partecipato a giunte precedenti».
I suoi temi centrali per Venezia?
«Il bilancio e i posti di lavoro. Domenica ero a Marghera, ragionavamo di crisi industriali. Imprenditori e lavoratori devono restare assieme nelle difficoltà».
Senta, perché è saltato l`investimento di Pierre Cardin in quell`area?
«Quello di Pierre Cardin era un investimento finto. A parole erano tre miliardi, ma mancava il piano finanziario. Noi non è che abbiamo pregiudizi».
No?
«No. Ma se dobbiamo iniziare a discutere vogliamo prima vedere il piano economico e quello finanziario».
Non si rischia di frenare gli investitori come è successo con lo sport?
«E un tema. Sabato abbiamo avuto un incontro con le associazioni sportive di Venezia e Mestre. C`erano Gentile, Maifredi».
Non esattamente la serie A dei tempi dí Zamparíní.
«Quella manca. E, dopo i tagli del commissario, si sente il bisogno di rimettere in sesto un po` tutto lo sport».