Signora Presidente, colleghe senatrici e colleghi senatori, nei cinque minuti che ho a disposizione credo che sia opportuno dare un contributo di approfondimento sul tema, considerando che i discorsi più generali sono stati affrontati da chi ha avuto più tempo per poter discutere le tematiche in modo più complessivo. Il nostro ruolo di legislatori io lo intendo come il tentativo di cercare di affrontare temi e realtà che esistono nel nostro Paese, quindi apprezzo l’approccio dei vari colleghi che sottolineano i contenuti specifici di questo disegno di legge. Però non dobbiamo nasconderci il fatto che c’è anche il tema più ampio della battaglia dei diritti, che comprende obiettivi maggiori di quelli raggiungibili attraverso questo disegno di legge. Sono diritti che si evolvono con le leggi, ma anche con le sentenze e i ricorsi. Nel nostro Paese c’è una dinamica più ampia che fa progredire le cose e, quindi, si disegnano delle traiettorie per il prossimo futuro. Questo è stato detto anche in questa Aula: matrimonio ugualitario, adozioni liberalizzate per single e coppie omosessuali, surrogazione di maternità. Sono traiettorie che vengono lanciate per il futuro e che cercano di fare base su questo provvedimento. Questo ci impone di fare una valutazione più complessiva su alcuni temi perché oggi varare una legge significa cercare di scriverla bene per capire che tipo di opportunità e di possibilità ci sono per il futuro. È importante quello che stiamo facendo, l’esito e anche come lo stiamo facendo. La legge va fatta. Questo è stato ampiamente detto e il Gruppo del PD ha raggiunto questo tipo di determinazione in maniera compatta e consapevole.

Voglio fare un approfondimento sui diritti del bambino. Quando parliamo di diritti degli adulti – è stato detto anche oggi in vari interventi – ci confrontiamo sull’esercizio delle libertà; mentre i diritti del bambino necessitano di una cosa: dell’esercizio da parte degli adulti di doveri perché non sono in grado autonomamente di garantirsi i diritti. Questo è punto profondamente vero affrontato nella nostra legislazione proprio nella legge sull’adozione. Con la disciplina sull’adozione ci preoccupiamo di valutare la capacità da parte degli adulti di assumersi dei doveri. Vogliamo delle garanzie da quegli adulti; vogliamo che quegli adulti siano capaci di assumersi quei doveri e, quindi, di garantire nei fatti i diritti dei bambini. Sono garanzie oggettive perché la legge parla di tre anni di matrimonio o di convivenza stabile. Sono garanzie soggettive perché vogliamo vedere e analizzare quella coppia e valutarne la sua idoneità ad adottare. Io, allora, dico: no. Non credo che nella traiettoria dell’evoluzione dei diritti ci sia lo spazio per l’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali e da parte di single perché, nel momento in cui valutiamo le realtà di quei bambini, scopriamo che sono bambini che hanno vissuto un abbandono e dei traumi che sicuramente non vorremmo augurare a nessuno. Noi ci poniamo nelle condizioni di valutare quale sia la famiglia entro la quale questi bambini possano essere accolti pienamente con tutta la loro storia, per essere capiti e avere una vita migliore. Questo io credo che lo facciamo per dare potenzialmente il meglio a questi bambini. Credo che in questo senso vada l’idea fondamentale. Non credo neppure che l’adozione generalizzata sia l’antidoto alla maternità surrogata. I profili psicologici di chi vuole a tutti i costi un figlio per sentirlo suo sono molto diversi da quelli di chi è disponibile a farsi scegliere per dare una famiglia a un bambino con una sua storia da accogliere ed accettare e, alla fine, sentirsi padre di quel bambino.

Molti di questi temi li propongo alla valutazione di tutti perché in queste traiettorie ci sta anche questo. Molti di questi temi li ho sentiti vicini in tanti interventi. Dove sta il punto? Il punto sta nella capacità di scrivere la legge; sta nella capacità di affrontare questa complessità di temi nelle sedi adeguate e non, di sfuggita, adottando un provvedimento come questo senza dare il senso compiuto a tanti aspetti. Bisogna scriverla bene la legge. Io non credo che le espressioni «coniuge», e «parti dell’unione civile» sia la risposta che contiene questa complessità.

Ci siamo esercitati con grande volontà e con grande onestà nel cercare di trovare le indicazioni giuste, ma forse questo è un lavoro che ci attende nei prossimi giorni. Questa – e concludo – è quella che sento, soprattutto per me, come responsabilità in questo momento. (Applausi dal Gruppo PD).


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