Raffaele Ranucci, senatore Pd. Cosa deve fare in queste ore il sindaco Marino?
«Azzerare tutta la giunta e ripartire. Circondandosi di persone oneste e di buona volontà, come gli ha consigliato anche Rutelli. La rotazione dei dirigenti, che doveva già aver effettuato, non basta».

Da imprenditore e manager, cosa significherebbe per la Capitale un commissariamento per mafia?
«Un danno di immagine incommensurabile per tutto il tessuto sociale italiano. La decisione spetta alla magistratura e al Viminale, ci mancherebbe, ma sarebbe una catastrofe».

Roma è «una cagna ín mezzo ai maiali», come canta De Gregori?
«Ecco un altro problema: c’è il rischio minestrone. A Roma ci sono imprenditori, commercianti, operai e amministratori onesti».

Ma c’è anche un Pd, il suo partito, a pezzi. Azzerato dopo gli scandali dell’inchiesta. E’ tutto frutto del correntismo esasperato?
«Distinguiamo da un partito sano e da un partito del quale bisogna fare piazza pulita. Il commissariamento voluto da Renzi è una scelta saggia. E vanno azzerati tesseramenti e organigrammi delle sezioni».

La colpa è delle primarie?
«Certo, perché vengono usate dalle correnti per contarsi e in quel periodo di tesseramento si gonfia a dismisura e puntualmente ci sono le denunce dei gazebo invasi da elettori del centrodestra. L’emblema di un consociativismo deleterio».

In questa inchiesta sinistra e destra rischiano di apparire come la medesima gelatina.
«Bisogna distinguere i cinque anni di Alemanno: il degrado delle municipalizzate, le nomine a dir poco discutibili. Nel 2012 feci un’interrogazione parlamentare su Mancini a Eur spa, dicendo che il sindaco si circondava di un amico di Carminati, a sua volta vicino alla Banda della Magliana. Così come durante gli anni di Alemanno ci furono interpellanze di Amnesty International sulla gestione dei campi nomadi. Allarmi mai raccolti».

Buzzi nelle intercettazioni tira in ballo mezzo parlamento. E così si crea un clima da caccia alle streghe. A proposito, lei hai mai conosciuto il capo della 29 giugno?
«Penso che certi personaggi millantino anche molto al tele-fono e quindi occorre fare attenzione. Detto ciò, non lo conosco ma per il mio lavoro da manager avrei potuto incontrarlo. Buzzi era dappertutto. L’importante è come poi ci si rapporta con queste persone per capire quale tipo di tornaconto ci possa essere».

Marino è passato da essere un problema per il Pd a un eroe. Non c’è un po’ di schizofrenia?
«Il sindaco va criticato sulla mancanza di visione e sull’inefficienza dell’attività amministrativa, allo stesso tempo la sua impermeabilità a certe logiche lo rende indispensabile».

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