‘Delineare un ritratto di una personalità controversa e discussa come quella di Giulio Andreotti è un’impresa da affidare alla ricerca degli storici ma commemorare in quest’aula la sua figura è un dovere da cui il Parlamento non si può esimere’.
Così il senatore del Partito Democratico Paolo Corsini intervenendo in Senato durante la commemorazione di Giulio Andreotti.

‘Andreotti ha lasciato un’impronta rilevante nella vicenda dell’Italia contemporanea – ha sottolineato Corsini – come ha ricordato in occasione della sua scomparsa il presidente Napolitano. E’ stato il politico vaticano e romano, l’incrocio tra un mandarino cinese e un cardinale settecentesco, un potente generale dei gesuiti del diciottesimo secolo, un ministro esterno, ma tutte queste definizioni risultano riduttive e parziali almeno fino a quando non saremo capaci di fare i conti con la nostra storia, di leggerla in forma relazionale e sistemica, come caratterizzata da vizi e virtù che appartengono agli uni e agli altri’.

‘Il tratto, a mio avviso, più rimarchevole e distintivo – ha concluso l’esponente pd – è quello dell’Andreotti uomo di governo, più che uomo di Stato o di partito, come lo furono di converso De Gasperi e Moro. Uomo di governo capace di raccogliere attorno a sé forze eterogenee, componenti anche minoritarie e di tradurle in una forza grazie ad una conduzione sapiente, ad una tattica duttile, priva di pregiudizi, capace di piegare il corso delle cose, degli avvenimenti, all’obiettivo politico del governo, quel governo che “logora chi non ce l’ha”.