‘Al Meridione anche la PA non è affidabile’
Per anni «è stato sottovalutato quello che stava accadendo e poi non si sono valutati gli effetti della crisi sul mezzogiorno». Anna Finocchiaro, presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, fieramente siciliana, non è sorpresa dal dramma del Sud che emerge in questi giorni. E anzi, incalza: non c’è più tempo da perdere». Perciò saluta con soddisfazione la direzione del Pd di venerdì sul Mezzogiorno. «Ci voleva». Ma avvisa. Guai a farne motivo per una «resa dei conti» tra i governatori e il premier. «L`Italia si salva tutta o non si salva».
Presidente, pensa davvero che possa essere utile, dopo tante parole?
Mi aspetto qualcosa da questa Direzione e dai governatori.
Che però sono pronti a dare battaglia…
 Stiamo attenti a non partire col piede sbagliato, non è una resa dei conti. Qui non c`è una rivendicazione da fare, ma un`assunzione di responsabilità comune. Non ricalchiamo vecchi schemi.
E cosa le fa pensare che si possano superare i ‘vecchi schemi’?
 Se lasciamo passare ancora del tempo la situazione potrebbe essere irreversibile. Il rapporto Svimez denuncia un dramma: in questi anni il Mezzogiorno ha sofferto la crisi più del Nord, e rischia di vedere trasformarsi quella che è una crisi ciclica per una parte del Paese in sottosviluppo permanente.
Per Renzi si sta uscendo dalla crisi.
Certo che si sta uscendo, ma nel Mezzogiorno non sappiamo se riusciamo a invertire la rotta, e siccome non c`è alternativa, investiamo tutto quello che abbiamo, favoriamo il coordinamento di tutte le istituzioni responsabili per la programmazione e orientiamo la spesa su obiettivi precisi, coerenti con lo sviluppo possibile per ciascuna regione.
Che intende?
Guardi, il Mezzogiorno è più di uno. Realtà della Puglia, della Calabria o della Campania non sono omogenee. Queste regioni hanno attitudini diverse. In questo momento, per esempio, la Puglia è una regione che sotto il profilo della vivacità imprenditoriale ha delle esperienze importanti e innovative. Ma tutto il Sud sconta l`assenza di visione e di politiche di sviluppo per il Mezzogiorno. Da anni. L`ultima esperienza risale al primo governo Prodi e si legava allo sviluppo locale con un protagonismo vero degli enti locali e un disegno strategico. Penso alla valorizzazione del porto di Gioia Tauro, strategico per attirare traffici nel Mediterraneo, che coglieva una fase e indicava una direzione. Ma oggi i comuni sono allo stremo. Non si può chiedere oltre perché non hanno più risorse.
L`abolizione dell`Imu sarebbe un ulteriore affaticamento?
Sicuramente bisogna riflettere molto, come dice la Corte dei conti i Comuni sono arrivati al limite. Ma io non mi riferivo esclusivamente alle risorse economiche, ma a quelle capacità di caricarsi un pezzo del modello di sviluppo che in quella fase storica erano particolarmente significative. L`altro tentativo fu quello di Tremonti che costruì la Banca del sud, che non venne indirizzata strategicamente. Dopo di che continuiamo a ragionare in termini di politiche di mercato, ma non ragioniamo in termini di politiche industriali.
L`industria sarebbe la risposta?
Non penso alla reindustrializzazione del Sud così come l`abbiamo conosciuta. Anche perché abbiamo avuto esperienze devastanti, come il disastro ambientale con gli impianti di raffinazione siciliani. Né oggi non possiamo pensare a un modello che richieda ancora dieci-quindici anni.
E allora?
Siamo in un`emergenza e in questa fase dobbiamo scegliere territorio per territorio, alcune vocazioni importanti e finalizzare gli investimenti. Per esempio, sulla Sicilia il Fondo strategico dovrebbe investire nel turismo. E per questi armi potrebbe essere un modo per sostenere un territorio che non ce la fa più, tra disoccupazione giovanile, specie femminile, la caduta della fertilità che è definita uno ‘tsunami’ dal rapporto Svimez…
 Un piano per la fertilità aiuterebbe?
Penso che la prima cosa sia assicurare lavoro alle donne, perché con tante donne giovani fuori dal mercato del lavoro il nostro sistema pensionistico non è più sostenibile. Per la maternità qualcosa c`è già, ma non si fanno figli se non si ha lavoro.
 Il ministro Guidi parla di ‘stati generali’ per lo sviluppo…
Bene, si faccia. Tutto quello che è possibile fare si faccia. E poi le Regioni si devono impegnare a fondo.
Che intende?
Abbiamo vissuto per troppi armi l`incapacità di spesa dei fondi europei.
Ma ci saranno dei colpevoli…
 Da una parte c`è una responsabilità delle amministrazioni regionali. Dall`altra anche una incapacità di programmazione, perché bisogna avere un`idea di cosa si debba fare. Nel Sud resta la mafia a frenare gli investimenti. La criminalità organizzata oggi c`è anche al Nord. Io penso che gli investitori esteri non investano al Sud per le infrastrutture deficitarie e una Pubblica amministrazione non affidabile. Il fatto, come dice Saviano, è che nel Mezzogiorno c`è una presenza strutturale che ha creato contesto, mentre nel Nord la presenza criminale è tale e punto.
È stato un errore non prevedere un ministro del Mezzogiorno?
 Un ministro senza la possibilità del governo dei fondi strutturali non ha senso. È un`etichetta su una porta.
Serve un coordinamento tra Renzi e i governatori?
Di fronte alla tragedia del Sud non c`è rapporto difficile che tenga. Si potrebbe invertire l`agenda e mettere il Sud prima delle riforme? Non sono convinta di questo. Credo che si debba lavorare da una parte per tenere insieme tutta l`Italia, e poi tutti facciano un passo in avanti. Non c`è un prima e un dopo. Il sud è un problema di tutto il Paese.

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