Che si può tirare ma non si spezza e poi torna indietro
Dalle parti del Pd chi festeggia per la rottura del patto del Nazareno e per la perdita dell`alleato forzista. Miguel Gotor, capofila dei bersaniani al Senato, feroce oppositore di Matteo Renzi sulla legge elettorale e in generale del patto del Nazareno, invita però alla cautela: «Staremo a vedere se il patto si è rotto o meno, lo diranno i fatti e non le singole dichiarazioni. In ogni caso, la reazione di Berlusconi era prevedibile, anche se, secondo me, siamo ancora alla politica dell`elastico che si tira, ma non si spezza e poi ritorna indietro. Visti i precedenti…». Ma se poi Fi si dovesse per davvero sfilare? «Il Pd ha il dovere di procedere sulle riforme a maggioranza».
Forza Italia ha formalizzato quello che Silvio Berlusconi aveva annunciato dopo il «fattaccio del Quirinale»: sulle riforme si deciderà di volta in volta cosa votare, senza più nessun vincolo derivante dal Patto dal Nazareno. E dalle parti del Pd c`è chi festeggia per la perdita dell`alleato forzista. Miguel Gotor, capofila dei bersaniani al senato, feroce oppositore di Matteo Renzi sulla legge elettorale e in generale del Patto del Nazareno, invita però alla cautela: «Siamo ancora alla politica dell`elastico».
Domanda. Lei ci crede alla fine dell`intesa Renzi-Berlusconi?
 Risposta.
Staremo a vedere. Lo diranno i fatti e non le singole dichiarazioni. In ogni caso, la reazione di Berlusconi era prevedibile, anche se, secondo me, siamo ancora alla politica dell`elastico che si tira, ma non si spezza e poi ritorna indietro. Visti i precedenti…
D. Felici che il patto si spezzi? 
R.
Sono fra quanti ritengono che il cosiddetto Patto del Nazareno non ha soltanto contenuti politici, ma anche extrapolitici di carattere giudiziario, finanziario ed economico che non riguardano solo Berlusconi, ma anche Verdini e non solo Mediaset, ma anche i suoi rapporti con la Rai.
D. E il caso del decreto fiscale? Il ministro Boschi ha detto che sarà fatto nell`interesse degli italiani, non del Cavaliere. 
R.
La forza di Berlusconi, nei momenti più alti della sua parabola politica, è stata proprio quella di far coincidere i propri interessi con quelli della maggioranza degli italiani, o almeno di riuscire a farlo credere. Oggi non è più così. E quindi, al di là del favoreggiamento o no ad personam nei riguardi del condannato Berlusconi, resta il fatto che una frode è una frode per tutti gli italiani e che inserire una percentuale e non una soglia fissa significa indirettamente incentivare le grandi evasioni.
D. Lei insomma auspica un ripensamento.
R
. Il Pd deve continuare a essere il partito della legalità e parlare a quei milioni di cittadini che rispettano la legge pagando regolarmente le imposte: e ne pagano tante di più, proprio perché c`è un tasso di evasione e di elusione fiscale che non ha uguali in Europa.
D. Senza Berlusconi la legislatura arriverà al 2018?
R.
Non abbiamo mai criticato la necessità di interloquire con Berlusconi sulle riforme istituzionali, ma l`idea di un «Patto» che era troppo stretta e vincolante. Quasi una camicia di forza che rischiava e rischia di scolorire l`identità e le prospettive del Pd. La durata della legislatura non è mai dipesa da Berlusconi, ma dalla capacità del Pd di realizzare quei cambiamenti che devono essere fatti. Se Forza Italia si sfilasse dal percorso riformatore sul terreno istituzionale, il Pd ha il dovere di procedere a maggioranza, anche perché, alla fine, è previsto un referendum confermativo.
D. Cosa cambia adesso nel rapporto tra Renzi e la sinistra interna?
R.
Abbiamo chiesto a Renzi di partire dall`unità del Pd affinché il nostro partito potesse dispiegare tutta la sua energia politica. Sul Quirinale è stato così e i risultati si sono visti. Speriamo che questo possa continuare…
D. Il Patto del Nazareno è stato sostituito dal Patto del Quirinale?
 R.
Non direi. L`elezione del Quirinale, per il rilievo istituzionale e costituzionale proprio, rappresenta, da sempre, un passaggio a sé nelle vicende politiche italiane.
D. All`orizzonte c`è una verifica di maggioranza? Dalle parti di Ncd ci sono alcune uscite e molte fibrillazioni.
R.
Non credo sia necessario. Ncd è stata responsabile e ha contribuito all`elezione di Mattarella. Credo che Renzi e il Pd abbiano tutte le possibilità di continuare a dirigere il traffico. Il problema non è quello di trovare o tenere unita la maggioranza, ma di fare una politica effettivamente riformatrice anche sul terreno del lavoro e della produttività.
D. Come vi troverete a fare alleanza con Ncd a livello regionale?
R.
La vedo difficile. E bene che continuino a esistere un centrodestra e un centro-sinistra e che la democrazia italiana continui a camminare su due gambe.
D. Lei dunque esclude ipotesi di un apparentamento con Ncd anche a livello nazionale?
R.
Non mi pare possibile, al di là delle alchimie politiche e delle geometrie variabili esistono valori e convincimenti che fanno di un partito che si chiama «Nuovo centro destra» qualcosa di diverso, direi di alternativo, dal Partito democratico. È sano e giusto che sia così per evitare paludi di trasformismo e di consociativismo che non hanno mai fatto bene alla democrazia italiana.
D. Riforma elettorale, Renzi non vuole riaprirla alla camera, partita chiusa. Lei ci contava?
R.
Continuo a contare sul suo ripensamento perché la politica è l`arte del possibile. Tanto più che la norma sui capilista bloccati era una espressa concessione che veniva fatta a Berlusconi nell`ambito del Patto del Nazareno dal momento che interessava soprattutto a lui controllare integralmente il proprio gruppo parlamentare, non certo a Renzi e al Pd. Ma, dopo dieci anni di Porcellum, e alla luce del processo di riforma del Senato che deve continuare, sarebbe sbagliato che il prossimo parlamento sia ancora formali da una maggioranza di nominati.
D. Ci sono anche le preferenze nellitalicum.
R.
Sì, ma le preferenze, inserite da Renzi e Berlusconi in un secondo tagliando dell`Italicum, saranno utilizzate soltanto dal partito vincitore e non da tutte le forze politiche. È irragionevole.
D. Rimettere in discussione la legge elettorale alla camera significherebbe poi tornare al senato, dove la maggioranza è molto fragile senza Fi.
R.
La legge elettorale è una legge ordinaria e sarebbe comunque possibile raccogliere una larga maggioranza, a partire dal Pd e dalle forze di governo e coinvolgendo i partiti dell`opposizione, Lega, Sel, parte dei 5 stelle e di Forza Italia.