Mi hanno fatto fuori, Cancellieri? Un’altra storia
SENATRICE Josefa Idem. Dopo la Cancellieri lei è tornata di moda. La citano. Quasi con un senso di colpa. La ministra che si è dimessa solo per una palestra in casa…
«Non commento il caso Cancellieri. La mia è tutta un`altra storia. Diversa in tutto». In cosa per esempio?
«Io mi sono dimessa non per quello che ho fatto ma per quello che mi è stato fatto». E cosa non avrebbe fatto per cominciare?
«Rubare, approfittare, evadere. Mi sono fidata di un geometra che me ne ha combinate di tutte. Ho scoperto che la mia casa era stata accatastata, ma non era stata presentata la `fine lavori`. A quel punto, ma attenzione, eravamo nel 2011, ho detto di mettere tutto a posto».
E cosa serviva?
«Completare la pratica accompagnandola da una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) per via della palestra».
Per farla breve?
«Dovevo 3mila euro al Comune e il Comune ne doveva 2mila a me. Per mille euro hanno fatto fuori un ministro. Senza dolo perché c`è un`archiviazione che dice proprio questo».
Che le hanno fatto?
«Mi hanno insultata, inseguita per la strada. Hanno filmato mio figlio di 18 anni che mangiava la pizza con gli amici. E c`è di peggio, gli hanno gridato del ladro mentre camminava per Ravenna. Questo non lo tollero, questo è ignobile…»
Ma se lei avesse spiegato in quella famosa conferenza stampa…
«Sì, lo so, mi hanno dato della goffa… In realtà mi sono trovata di fronte a tante telecamere come non ne avevo mai viste in vita mia neanche dopo una medaglia olimpica. E stato come scendere nella fossa dei leoni: avevano sete di sangue, non di capire. Sono andata nel pallone, ero fuori di me. Ma credo sia stata una reazione umana».
Il peggio è passato?
 «Spero. A parte i lutti in famiglia è stata l`esperienza più dolorosa della mia vita». Però l`elaborazione della sconfitta è fondamentale per un campione. Lei dice di aver la macinata in dieci giorni. Ci spieghi come si fa…
«Perché io mi ero data un obiettivo: dopo lo sport, devo stare bene. Quindi, sono uscita con un piano B nella vita. Ho sempre avuto un piano B. Se perdevo una medaglia per 4 millesimi, avevo la mia famiglia. Ora ho la politica, ma guai ad avere solo quella…».
Cioè?
«Scrivo, tengo conferenze, alla peggio cucinerò o mi cucirò i vestiti. Se non hai un`altra vita fuori dal Parlamento non sei libera».
Libera di fare cosa?
«Di lottare, di batterti, di provare a cambiare».
E cambiare cosa?
«La burocrazia, per esempio. L`esempio di casa mia è lampante. Ma potrei raccontare mille storie della mia vita sportiva. Con un marito che è dovuto diventare baby pensionato per allenarmi, perché questo lavoro semplicemente non esisteva…». E basta?
«La politica è da rivoltare da cima a fondo. Lo chiamano `perfetto` questo bicameralismo? Io dico che è il massimo dell`imperfezione. Non si riesce a far approvare una legge. E così si abusa dei decreti legge, che poi sono sbagliati e allora via con gli emendamenti e a quel punto non si capisce più niente… Il guaio è che la politica dovrebbe cambiare la politica. La vedo dura».
I Grillini ci hanno provato…
«A parole. Hanno predicato tanto, ma alla fine razzolano come gli altri».
 Renzi, Cuperlo, Patella, Civati?
 «No, non rispondo…».
Ma Renzi le sta simpatico?

«Non cado nella trappola».
Non si fida più tanto dei giornalisti?
 «No, quando fanno politica anzichè cercare la verità. Cosa ci voleva a spiegare per filo e per segno la vicenda della mia casa? Nessuno ci ha provato. Mi hanno dato in pasto all`opinione pubblica. Io capisco la rabbia della gente comune: senza lavoro, senza soldi, senza futuro. Hanno ragione ad arrabbiarsi se un ministro è scorretto. Ma non era il mio caso, la stampa aveva il dovere di spiegarlo. Sa cos`è questo? Il metodo Boffo, puro e semplice».
Suo figlio voleva fare il giornalista. E ancora di quell`idea?
«A scuola è molto bravo, le materie umanistiche sono il suo forte. Credo che adesso la passione si sia un po` raffreddata. Vedremo».
E lei a Roma che fa adesso?
 «Mi do da fare perché altro non so fare. Credo che sarei stata un ottimo ministro dello sport. Avevo già avviato progetti, ricerche… Ora sono nella commissione, diciamo che mi occupo delle parti anzichè del tutto… Peccato, ma vado avanti».

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