Ho fatto delle Olimpiadi la mia vita: dal 1984 al 2012 l`ho vista cambiare fino ad ammalarsi di gigantismo.
Ovvio che avrei tante idee
Josefa Idem, oro nella canoa a Sydney 2000 (più tutto il resto), 8 edizioni dei Giochi, senatrice pd: Roma 2024 è una pazzia o un`opportunità?
 «Steve Jobs ci ha insegnato che nella vita bisogna essere un po` folli. Se pensi in piccolo, sarai sempre piccolo. Se ti pensi corrotto, sarai sempre corrotto. Al Paese per svoltare serve anche un evento di questo tipo. Ma a certe condizioni…».
 Parliamone.
 «L`Italia è parassita di se stessa e allo stesso tempo contiene, dentro di sé, la soluzione. Roma 2024 dovrà essere un`Olimpiade che esprime modi di pensare mai pensati prima. È inutile stare fermi a dirsi che non si può fare. Proviamo a farla, invece».
Sembra di sentire Renzi.
«Condivido ciò che Renzi dice sui Giochi, però va ancora dimostrato tutto. Perché sia un`Olimpiade innovativa dovranno esserci meccanismi di messa in sicurezza: trasparenza, controllo, rigore, conti giusti e certi, non che decuplichino per strada. Un buon progetto servirebbe all`Italia per definirsi agli occhi dell`Europa e del mondo in una nuova maniera. Parlo di cultura, mentalità, costume. Però mi chiedo: abbiamo le persone giuste?».
 I soliti noti, sembra.
 «Fin qui abbiamo sentito solo il nome di Montezemolo».
 Perché a un valore aggiunto come lei non hanno ancora pensato né Renzi né Malagò?
 «Io a Renzi riconosco qualità: non si fa impressionare, ha carisma e lucidità. Malagò intrattiene una rete di rapporti di spessore: è un trascinatore. Detto ciò, i Giochi non si organizzano in due, nessuno mi ha contattata e autocandidarmi non fa parte della mia natura».
Pensa di scontare ancora la vicenda dell`Ici in seguito alla quale si dimise da ministro?
«Sì. Sconto gli effetti della gogna mediatica».
Un`Olimpiade rivoluzionaria potrebbe mettere una donna a capo del comitato.
 «Sarebbe una scelta intelligente, forte. Ma non ne farei per forza una questione di genere: uomo o donna spero sia una persona perbene, che abbia l`orgoglio di consegnare all`Italia la possibilità di pensarsi, finalmente, diversa».
Se a qualcuno venisse voglia di farsi vivo?
«Sarei a disposizione. Ho fatto delle Olimpiadi la mia vita, ne ho attraversate otto da atleta, le ho viste trasformarsi: da evento per dilettanti, al servizio dello sport, a macchina malata di gigantismo e business. Ovvio che avrei tante idee…».
Non è tardi per tornare indietro?
«Credo davvero possibile un`inversione di tendenza: un`Olimpiade che riporti al centro del sistema l`atleta. E mi piace l`idea di delocalizzarla nel Paese, evitando di costruire troppi impianti ex novo. Non si spenderanno quattro noccioline, però molto meno di quanto i Giochi siano costati fin qui».
 Delocalizzare nel Paese dei campanilismi è uno scenario verosimile?
«Torniamo al punto di partenza: continuiamo a identificarci con questa immagine misera e vecchia o proviamo a pensarci in modo diverso?».
Sia generosa e regali un`idea a Montezemolo.
«Studiarsi Londra 2012: un`Olimpiade eccellente, ai tempi della crisi, che non ha causato gli spaventosi buchi di Atene. Informarsi con umiltà potrebbe portare buona linfa».
E se Roma 2024 fosse tutta una gigantesca operazione di marketing?
 «È il timore di molti. Io non voglio crederci. Se pensiamo che siano solo parole, non ne usciamo più. Un Paese è ciò che fa, non ciò che dice. Nessuno, al mondo, parla dell`Italia male come gli italiani. Usiamo i Giochi per voltare pagina».
Ci rimarrebbe male se nessuno la contattasse?
 «Se penseranno a me, mi farà piacere. Sennò sto benissimo dove sto. Ma che chiamino gente con il fuoco dentro, per favore».

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