Resta il rammarico al centrosinistra, l’era di Silvio si è chiusa per mano giudiziaria
Senatore Latorre, ci siamo: Berlusconi è condannato. «Il nemico è vinto, è battuto», direbbe De Gregori. Lei è contento?
«Non proprio, ma il ragionamento è complesso».
Prego.
 «Cominciamo col dire che le sentenze vanno rispettate ed eseguite, non commentate. Per questo non scenderò nel merito della decisione assunta dai magistrati».
 Epperò è innegabile il significato politico di quanto accade?
 «Vede, io sono convinto che questa vicenda abbia assunto giustamente – un chiaro valore simbolico. Basti pensare con quanta attenzione per tre giorni il Paese si sia fermato e abbia atteso il verdetto della Cassazione. Eppure Berlusconi era già stato condannato nei primi due gradi di giudizio».
Ecco: perché? Lei quale risposta si è dato?
«Riscontro due elementi importanti: è la prima volta che un processo di Berlusconi giunga ad una condanna definitiva. Secondo: il reato per il quale Berlusconi è stato condannato era stato compiuto quando lui era premier».
Dunque sarà contento?
«Ripeto: non proprio. E spiego perché: questa sentenza e, nel complesso, questa vicenda sanciscono la fine di una stagione politica che in parte era stata già anticipata dall`esito delle ultime elezioni. Così si conclude quello che passerà alla storia come il ‘ventennio di Berlusconi’, perché questi anni sono stati segnati dalla sua egemonia forte».
Nel frattempo avete governato anche voi. Ricorda?
«Sì, qualche volta il centrosinistra ha vinto le elezioni ma non abbiamo mai chiuso con un successo politico l`era Berlusconi».
E ora?
«Adesso inizia una nuova fase politica, ma non comincia nel segno giusto. Perché Berlusconi non è stato sconfitto politicamente, ma solo da un punto di vista giudiziario».
Ma lei così parla da uomo del centrosinistra.
«No, no, perché io credo che questo epilogo confermi la crisi del sistema politico nel nostro Paese, più in generale».
Già, ma un riflesso forte sul Pd ce l`avrà pure. Le pare?
«Certo, ora si rafforza l`esigenza ineludibile nel Pd di un franco dibattito congressuale, nel quale il partito indichi una nuova rotta per uscire da questa crisi di sistema. Ma è chiaro che i problemi seri sono soprattutto sul fronte del Pdl: il centro destra ora deve riflettere sul progetto e sulla leadership, senza dimenticare che per tanti anni il partito è stato incarnato nella persona di Berlusconi».
Non ci saranno effetti sulla stabilità del governo?
«Sarei tentato dal dire che non credo in ripercussioni immediate sugli equilibri della maggioranza e sulla tenuta dell`esecutivo. Poi bisognerà vedere come evolverà il confronto politico. Sotto questo profilo sono molto preoccupanti le affermazioni di Berlusconi, che suonano come una dichiarazione di guerra».
Però nel suo partito sono vive le preoccupazioni di chi teme una saldatura tra gli scontenti del Pd e i falchi del Pdl, nel segno di una spallata decisa al governo Letta. È un rischio reale?
«Francamente non lo penso affatto. In ogni caso non lo avverto come un pericolo immediato. Ribadisco: sarebbe estremamente miope ragionare in questo modo, perché qui è in gioco il destino di una fase politica nuova. I due partiti principali hanno molto da discutere al proprio interno sul futuro: ribadisco il Pdl più di noi. Ma gli effetti di questa sentenza e della conclusione del ‘ventennio berlusconiano’ si potranno misurare solo in tempi ben più lunghi».
Alla sinistra resta il rammarico che la sconfitta dell`avversario avvenga per mano giudiziaria.
«Non so se definirlo proprio rammarico. Però un po` d`amarezza forse c`è». Vent`anni fa c`era già stata Tangentopoli: adesso sarebbe la seconda volta che accade. Non trova?
«Sì».

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