‘Renzi non ha bisogno di andare a Palazzo Chigi. Se si fanno le riforme la politica torna credibile e forse questo successo preoccupa qualcuno’
«Staffetta tra Letta e Renzi a palazzo Chigi? A me pare che ci sia un tentativo piuttosto sfacciato di imporre questo tema nel dibattito pubblico, per derubricare la portate del processo riformatore avviato dal Pd e dal suo segretario e di accreditare la tesi di un partito democratico poco responsabile davanti al Paese». Nicola Latorre, senatore Pd un tempo vicinissimo a Massimo D`Alema e ora sostenitore di Renzi, non crede alla staffetta alla guida del governo. «Questa offensiva va respinta, il Pd si è assunto la grande responsabilità di sbloccare l`impasse sulle riforme, e nello stesso tempo sta aiutando attivamente il governo a smaltire i decreti in agenda, compresi quelli migliorabili come Imu-Bankitalia. Anche giovedì in direzione Renzi ha confermato pieno sostegno all`esecutivo, e ha dato carta bianca al premier sulla sua composizione senza ricorrere a riti e liturgie come il rimpasto».
Sta indossando i panni del pompiere?
«Insisto. Quella del segretario è una scelta politica. L`idea che non voglia sporcarsi le mani con il governo è una deformazione della realtà. La scelta è mettere in primo piano le riforme perché è da qui che passa la ricucitura tra politica e società. Questo ragionamento ha fatto i conti con le obiezioni della minoranza, rispetto a cui Renzi ha compiuto un gesto unitario indicando la data del 20 febbraio per una discussione. Spero solo che i prossimi 15 giorni non diventino un tormentone, le priorità sono l`approvazione della legge elettorale e l`emergenza lavoro».
 Dunque lei non crede che sia in agenda il tema di una staffetta a palazzo Chigi?
«No. Se poi il Nuovo Centrodestra dovesse aprire una crisi di governo, allora si discuterà del che fare. Allo stato attuale il rafforzamento del governo è una prerogativa del presidente Letta, e io ritengo che si debba ragionare di programmi, non dell`ingresso di qualche renziano in squadra. Il Pd è già rappresentato in questo governo, i renziani non esistono più».
 Lei sostiene che sia in corso una offensiva per imporre il tema della staffetta del rimpasto. Da dove proviene?
«Da chi vuole minimizzare la portata delle riforme, a partire dalla legge elettorale. È un disegno politico che vuole mettere il Pd e il suo segretario in difficoltà ribaltando la frittata».
Nasce dentro questa maggioranza?
«C`è anche un pezzo della maggioranza, e nemmeno tanto occulto. Penso al mio amico Maurizio Lupi ma anche ad Alfa- no. Inoltre, non sono in grado di decifrare il ragionamento proposto dalla minoranza Pd su questo tema. Il governo sarà più forte se ci sarà una approvazione rapida della legge elettorale. E tutto il Pd deve concentrarsi su questo, non sulle chiacchiere».
Eppure ormai anche Renzi sta pensando a un approdo rapido a palazzo Chigi. Lui stesso ha parlato di cambiare schema…
«Non ho alcun elemento per accreditare questa tesi. Sono convinto che non ci sia bisogno che Renzi ci metta la faccia. Ce l`ha già messa quando ha aperto il confronto con tutti sulla legge elettorale, ben sapendo che una parte dei nostri elettori era diffidente. Sulle riforme tutte le coalizioni di questi anni hanno fallito. Se si passa ai fatti concreti la politica torna credibile, e forse questo successo preoccupa qualcuno…».
 Dunque lei vede ancora Letta a palazzo Chigi fino al semestre europeo?
«Non mi piace fare previsioni. Il governo sarà più forte se saremo rapidi nell`approvare le riforme e nell`occuparci di lavoro».
E tuttavia sul Patto di coalizione per il 2014 il Pd è stato piuttosto freddo e dilatorio…
 «Il Pd sta facendo il suo mestiere, i problemi sono arrivati da chi ha voluto utilizzare il Patto per mettere al centro il tema del rimpasto e della staffetta».
Insiste con l`offensiva contro il Pd?
«Esiste, ed ha un forte impatto mediatico. È chiaro che il cambiamento non sarà una cena di gala, ci sono forti resistenza anche fuori dal Paramento».
Sul patto 2014 il Pd ha frenato…
 «Si è dovuto temporeggiare. Rischiava di diventare tutto tranne un rilancio programmatico. Il Pd non sta bluffando: approvare la nuova legge elettorale non vuol dire votare subito. Renzi si è persino ricandidato a sindaco. Cosa deve fare di più?». Lei nel 1998 è stato un testimone privilegiato della staffetta tra Prodi e D`Alema a palazzo Chigi. Molti paragonano la situazione attuale con quella di allora.
 «Vedo molte differenze. Il governo Prodi era molto popolare, cadde per iniziativa di Rifondazione e il cambio fu interpretato e subito come una necessità. La somiglianza è che anche allora partì una campagna tesa a mettere l`allora segretario dei Ds D`Alema nella condizione di sentirsi sulle spalle tutto il peso di una situazione cui non poteva sottrarsi, dall`euro alla crisi nei Balcani…».
Come adesso Renzi?
 «Il problema non è passare o meno dalle elezioni, visto che siamo una repubblica parlamentare e i governi Monti e Letta non sono stati ‘scelti’ dagli elettori. La staffetta non esiste per un motivo politi- co: a Renzi non interessa oggi andare al governo, ma incidere nelle scelte concrete. Se poi ci sarà una crisi di governo si vedrà, ma non sarà il Pd ad aprirla».
Se lei dovesse dare un consiglio al segretario, memore dell`esperienza de11998?
 «Mi pare abbia dimostrato una certa maturità in queste settimane, non ha certo bisogno dei miei consigli…».

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