‘Italicum, scontro ideologico della sinistra Dem. Vendola? Logica minoritaria’
Nicola Latorre (PD) oggi si inizia. L`elezione del Quirinale è divenuta nei fatti un referendum sul premier. Può uscirne incrinata la leadership e la tenuta del governo?
«Questo rischio non esiste. Semmai il Governo si sta rafforzando perché il percorso delle riforme procede spedito. Due giorni fa il Senato ha approvato in seconda lettura la legge elettorale, migliorando di gran lunga il testo che veniva dalla Camera. Anche la riforma del Senato, ora all`esame della Camera, sarà approvata in seconda lettura nelle prossime settimane. All`elezione del presidente della Repubblica il Governo arriva dunque più forte e in grado di affrontare uno dei passaggi più delicati della vita del Paese».
Il premier ha cercato di tenere unito il partito, per giungere ad una scelta condivisa, eppure lo scontro interno prosegue. Sembra un interminabile congresso. Che ne pensa?
 «Le divisioni ci sono ed è inutile negarlo. La minoranza del Pd sulla legge elettorale ha scelto di trincerarsi dietro una battaglia ideologica che non c`entra nulla con le idee che il partito ha sempre avuto sulla riforma. Infatti nella nuova legge elettorale è forte la nostra impronta egemonica. Sono tuttavia convinto che il Pd sul Quirinale voterà compatto, anche perché il presidente Renzi ha già detto di non voler imporre alle altre forze politiche alcun nome. Si sta certamente preoccupando di portare a questo traguardo il partito democratico unito. E andrà così».
Non le chiedo chi vorrebbe al Quirinale, perché non lo direbbe. Padoan, Amato, Mattarella, Finocchiaro, poi i vecchi segretari Pds,Ds, Pd. Ognuno risponde ad un equilibrio politico diverso. Non sembrano tutti interscambiabili. Chi vede meglio?
«Non è facile discutere del successore di uno dei migliori presidenti che l`Italia abbia avuto. Giorgio Napolitano ha dimostrato di saper tenere unito il Paese con responsabilità, rigore e un altissimo senso delle istituzioni, in uno dei momenti più complicati dal secondo dopoguerra. Penso che il prossimo presidente della Repubblica debba essere in continuità con questi grandi valori e chi come me crede ancora fortemente nella bellezza della politica, non può non auspicare che il Capo dello Stato abbia una forte sensibilità politica».
Se sinistra Pd, Sel, e grillini lanciano la candidatura di Prodi, il Pd sarebbe in imbarazzo?
«Non penso che una figura dello spessore di Romano Prodi possa prestarsi al gioco al quale si è prestato Rodotà un anno e mezzo fa. E cioè facendosi usare strumentalmente contro il Partito Democratico. Al netto di una sua disponibilità, che comunque non mi pare sia all`ordine del giorno, a quel punto il Pd sarebbe unito sul suo nome».
L`Italicum è passato al senato con il no di 23 esponenti Pd. La frattura dei due Pd sembra insanabile. Vede rischi di scissione?
 «Sicuramente l`atto di quei senatori non l`ho condiviso per niente, anzi lo giudico un vero e proprio errore. Ma non vorrei che la parola scissione fosse evocata ogni volta che c`è un momento di difficoltà, fisiologico, nella vita di un partito. Sento parlarne da decenni, è sempre stata paventata ma per fortuna non si è mai realizzata veramente. Io penso che il Partito Democratico sia un grande partito. E per restare tale è necessario che garantisca la pluralità delle posizioni, rispettando chi la pensa in modo differente. Guai però a istituzionalizzare una forma di dissenso a prescindere. Questo sì, sarebbe un rischio che potrebbe ledere tutta quella credibilità che il nostro partito ha riacquistato con gli elettori da quando Matteo Renzi è segretario».
Vendola ha radunato a Milano l`altra sinistra. Civati, Cuperlo, Fassina non si sono fatti pregare. Poi c`è stato il voto greco. Temete che possa nascere un`altra Cosa a sinistra del Pd?
 «È nota l`amicizia e la stima che mi lega a Nichi Vendola, tanto da aver avanzato, ormai quasi cinque anni fa, il suo ingresso all`interno del nostro partito. Penso che i valori che animano le sue battaglie siano propri di una sinistra riformista come quella rappresentata dal Pd. Ma con `human factor` Vendola sta riproponendo uno schema di sinistra minoritaria che non tiene in considerazione quanto sia mutato il quadro nazionale e internazionale in questi anni. Sono cambiate le parole d`ordine con le quali eravamo abituati a interpretare i bisogni, le necessità ma anche i cambiamenti del Paese. Tsipras dimostra di aver colto questo cambio di passo. Civati, Cuperlo e Fassina sembra proprio di no».

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