Ci vuole molto a capire che dopo la manifestazione
di Parigi – C`était le 11 janvier– l`Europa non può
restare lo stesso coagulo di egoismi e rimozioni che
era? Che la politica in Italia non può continuare a
discutere se il decreto fiscale di Natale sia stata una
regalia a evasori e imbroglioni, di aziende pubbliche
e private, o anche un cadeau, merce di scambio,
per mister Berlusconi?

Sarò franco, la fase che abbiamo alle spalle, quella
che ha portato Matteo Renzi prima a scalare il Pd
poi a Palazzo Chigi, ha rappresentato una reazione
vitale alla subalternità a Berlusconi, all`appiattimento
su Napolitano, alla sottovalutazione dello
schiaffo che Grillo e i 5 stelle ci diedero nelle elezioni
del 2013. Volontà di potenza, rinnovamento
generazionale e politique d`abord. Ma la crisi è profonda:
disoccupazione, sfida terroristica, rischi di
guerra in Crimea e né Italia né Europa si salveranno
senza valori, idee di lunga lena, un`ispirazione che
guidi la politica. Forse il grigio Hollande risorgerà
perché ha saputo puntare, con coraggio, sulla risposta
del popolo e su una certa idea della Francia.
Tsipras rischia di vincere, il 25 gennaio, le elezioni
in Grecia, mentre a Podemos viene accreditato in
Spagna un vantaggio di 5 punti sul Psoe e di 9 sui
Popolari che governano.

Il semestre italiano di presidenza dell`Unione è
stato light, senza residuo né sostanza. Perché ha
giocato sulla furbizia. Facciamo quel che vuole la
Merkel perché conviene anche a noi. Però chiediamo
che l`Europa allenti i cordoni della borsa,
diciamo crescita anziché rigore. Non funziona:
l`Europa deve cambiare davvero. Ha ragione Draghi
a dirlo, e fanno bene Iglesias e Tsipras che lo
ripetano. Non resisterà neppure l`Euro, senza una
gestione solidale dei debiti nazionali. Il debito
– l`ha ricordato Lucrezia Reichlin sul Corriere – è
conseguenza di azioni volontarie di debitori e creditori.
Perciò quando il suo peso diviene intollerabile,
sia debitori sia creditori devono accettare
rinunce. Però l`Europa deve contare di più, non
di meno. Non ci piacciono i burocrati di Bruxelles?
Bene, devolviamo più sovranità all`Unione, in
cambio di elezioni europee e di controlli democrati. È l`idea che ha messo in piazza il popolo di
Parigi, la direzione della storia.

Ora il semestre si è consumato, Napolitano si dimette
e noi discutiamo se si debba prima votare il
nuovo Presidente della Repubblica o la legge elettorale,
Italicum 2.0. Prima o dopo, meglio dire come
e perché. Che legge elettorale vogliamo? Qualcuno
s`è accorto che il bipolarismo (centrodestra berlusconiano,
centrosinistra anti berlusconiano),
grazie a Renzi, è ormai un ricordo? Che in prima
lettura è stata approvata una legge Costituzionale
che supera il bicameralismo? In Germania il Cancelliere
è forte anche se – o forse proprio perché – il
Bundestag si elegge in modo proporzionale. Non ci
fidiamo? Vogliamo comunque una legge maggioritaria?
Bene, allora torniamo al collegio uninominale,
quello della legge Mattarella o al doppio turno
alla francese.

Invece, l`Italicum 2.0 che elegge il presidente del
Consiglio con il premio (se supera il 40 per cento)
o con il ballottaggio, ma i deputati con la proporzionale,
con i capolista bloccati, le candidature
plurime, una redistribuzione nazionale dei resti e
ben cento eletti in forza del premio ottenuto dal
premier. Questo no, più che una legge costituirebbe
un insulto alla Costituzione. La quale può sopportare
anche una Riforma Presidenziale, ma non
la costruzione de facto, senza contrappesi né poteri
di controllo, di un sistema plebiscitario, che concentra
visibilità e poteri in un solo uomo.

Veniamo al Presidente. Proprio perché è in corso
una trasformazione politica e costituzionale, che
sposta molti poteri a Palazzo Chigi e li affida alla
persona del premier – cosa, se non questo, ha dimostrato
la triste vicenda del decreto natalizio? – serve
un Presidente che garantisca chi sta fuori dal Palazzo
e non il Palazzo. Un Presidente amico dei lavoratori
che hanno protestato contro il Jobs act, dei
portatori di handicap che soffrono per la riduzione
dei servizi, dei precari e dei giovani senza lavoro, di
artigiani e commercianti sommersi dall`onda delle
tasse. Un Presidente con una sua idea dell`Europa
e della Costituzione. Del Pd? Non per forza. Ci serve
un Presidente di garanzia. Per tutti.