I ministri non sono affatto immuni da responsabilità ma anzi ne sono l’esempio massimo
La vicenda Shalabayeva è stata associata dai tre quarti dell`emiciclo del Senato, con la sola esclusione del gruppo del Pdl, al termine sgomento». Laura Puppato non arretra di un centimetro. «Con la decisione di non partecipare al voto sulla mozione di sfiducia al ministro Alfano ho semplicemente tirato le somme sull`accaduto».
 E il risultato qual è stato?
«Berlusconi ha dichiarato che Alfano è intoccabile. Ma i ministri non solo non sono affatto immuni da responsabilità ma sono l`esempio massimo della responsabilità rispetto al sistema Paese. E poi, ci siamo scordati del caso Josefa Idem?».
Ce lo vuole ricordare?
«Se paragoniamo la sua vicenda al caso Alfano allora lei è stata davvero una vittima: si è dimessa avendo davvero a cuore che le istituzioni non fossero neppure sfiorate dall`ombra del dubbio. Oggi, invece, dinanzi ad una situazione conclamata di sgomento non si traggono le conclusioni».
Sul suo blog Civati ha scritto: «Siamo commissariati dal Quirinale». Condivide?
«Considerazione pertinente, c`è da dargli ragione. L`art. 95 della Costituzione sulla responsabilità dei ministri è di una chiarezza lampante. Come il datore di lavoro risponde normalmente dell`operato dei propri dipendenti, così un ministro, altrettanto normalmente, risponde dell`operato dei propri sottoposti. Allora mi chiedo: ma un rimpasto non si poteva fare?».
Il suo collega del Pd, Stefano Esposito, minaccia di autosospendersi dal gruppo e dal partito se mercoledì non saranno presi provvedimenti nei confronti dei dissenzienti…
«Stefano è un simpaticone. Gli consiglio di rileggersi l`articolo 67 della Costituzione. Ci è costata una guerra e l`abbiamo considerata tutti il nostro faro. Come mai qualcuno oggi se ne dimentica? Comprendo la rabbia di Esposito, ma non è certo il primo caso di differenziazione all`interno del Pd. Il problema che solleva non sussiste».
I maligni sostengono che, per il Pd, affermare che Alfano non sapesse equivale più a meno a dire, come fece il Pdl, che Ruby era la nipote di Mubarak.
«Fortunatamente no. Perché la presa di posizione del capogruppo, con la sua durezza, ha sciolto questo dubbio. Una posizione che rispetto ma, allo stesso tempo, chiedo rispetto anche per quelle persone che come me – e non è stata una scelta facile –  hanno preteso di restituire dignità al Pd e al Paese».

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