Fosse stato per Laura Puppato il governo Letta-Alfano, forse, non sarebbe mai nato. La senatrice Pd è stata spesso indicata come ufficiale di collegamento tra i Democratici e il MoVimento 5 Stelle. Ma oggi anche lei ammette: «Personalmente avrei preferito un governo di scopo. Con pochi terni all`ordine del giorno tra cui la legge elettorale. Ma l`atteggiamento di Beppe Grillo e del MoVimento ci ha spinto ad adattarci al meno peggio. Il che non vuol dire che non possiamo sperare il meglio per il futuro».
Prima del futuro parliamo del presente. Si aspettava la retromarcia di Silvio Berlusconi?
«Noi comuni mortali leggiamo le dichiarazioni e osserviamo e gli avvenimenti. E no, non me l`aspettavo, anche perché fino a poco prima era stata annunciata la sfiducia». Pensa che il Cavaliere l`abbia fatto per mettervi in difficoltà?
 «Berlusconi l`ha fatto per necessità. Nonostante le minacce e i modi consueti con cui cui gestisce queste vicende non è riuscito a far rientrare il dissenso. Così, visto che è un vincitore nato, non poteva accettare di venire accantonato come uno sconfitto. Ma è tutto finto».
 In che senso?
«Vince una battaglia, ma ha già perso la guerra».
Qual è la guerra?
«Non ha più il controllo dei suoi, non lo potrà più avere. All`interno del Pdl sono emerse delle questioni sostanziali. I condizionamenti personali e imprenditoriali che quest`uomo esercita rispetto al Paese sono diventati ancora più evidenti. E un nucleo ristretto di persone ha capito che non può più essere difeso. Tra l`altro questi continui cambiamenti di posizione farebbero scattare chiunque non voglia essere assoggettato ad un padrone».
E ora?
«Ora io credo nascerà un centrodestra democratico, europeo, rispettoso dell`articolo 49 della Costituzione».
Non sarebbe stato meglio se fosse nato già oggi? A tutti gli effetti continuate a governare con Berlusconi?
«Certo, dopo tale agonia, con il gesto gravissimo della minaccia di dimissioni fatta mentre il premier Letta era all` estero a rappresentare l`Italia, sarebbe stato meglio un epilogo più netto e deciso. Ma il dato fondamentale è che lui non ha più la golden share. È una figura che ha perso totalmente credibilità. E infatti la sua giravolta scatena ironia più che rabbia. È come un pugile suonato che rifiuta la realtà. Deve prenderne atto: d`ora in avanti non potràpiù minacciare e ricattare. Se lo farà sarà solo un pezzo della ex maggioranza».
Quindi ora il governo è più forte?
«È così. La dichiarazione di voto di Berlusconi è un atto dovuto dopo che i suoi sodali, per due giorni, non sono riusciti a ottenere il risultato sperato. Ora esiste un pezzo di Pdl che non vuole più sottostare al suo disegno».
Fa un certo effetto vedere lei, così critica nei confronti delle larghe intese, esaltarsi per il «nuovo» centrodestra.
«Io leggo la realtà in modo obiettivo. Se va a rileggersi le mie dichiarazioni vedrà che per me il vulnus è sempre stato il modello. Non potevamo fare accordi con chi non dava e non dà valore alla parola data (basta vedere cosa è accaduto oggi). Con un centrodestra che non era ‘normale’, democratico, affidabile. Le larghe intese per me erano un rischio perché significava piegare tutto alle richieste del Cavaliere. Lavorare per l`oggi e mai per il domani. E un politico serio sa che programmare è fondamentale. Che le sue scelte avranno inevitabilmente un peso su ciò che accadrà».
Insomma il problema era Berlusconi?
 «È difficile creare qualcosa con chi inventa un`illusione al giorno. Dicevano che eravamo dei pessimisti, col senno di poi, forse, avevamo troppo poca ragione. A nessuno piace governare con gli avversari, ma con Berlusconi avevamo obiettivi diversi. Come si fa a parlare di giustizia con chi pratica l`illegalità?».
Cosa le fa pensare che ora sarà diverso?
«Tutto dipende da come ci comporterà il partner politico. Se ogni cosa andrà come speriamo la vita dell`esecutivo sarà più semplice. Se ripartiranno i condizionamenti Letta è stato chiaro: non governerà ad ogni costo».
Non sarebbe stato meglio andare ad elezioni?
«Le elezioni avrebbero prodotto un fac-simile di questa situazione».
E riaprire il dialogo con il MoVimento 5 Stelle?
«Anzitutto prendiamo atto che 4 voti a favore del governo sono venuti da quell`area dove, sappiamo, esistono fibrillazioni. Ciò che sta accadendo nel Pdl e nel M5S dimostra che ciò che appare più solido è in realtà più fragile. L`unitarietà di facciata, il dover rispondere a chi comanda dall`alto, sono cose che` demoliscono. Non si può rispondere a chi comanda dall`alto».
Crede veramente che, dopo 20 anni al fianco di Berlusconi, Alfano e gli altri possano cambiare posizione su temi sensibili come la giustizia?
«Devono. È finito il tempo dei lodi. Occupiamoci dei problemi veri della giustizia». La vedo fiduciosa. Pensa veramente che Berlusconi sia fuori dalla politica? Non teme «colpi di coda»?
«È assolutamente fuori. Il 19 ottobre si avvicina, non ha scampo. Tutti i nodi stanno venendo al pettine».

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