LE ELEZIONI HANNO CERTIFICATO LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA: i due poli hanno perso quasi dieci milioni di voti; le ricette economiche mainstream suscitano la rivolta di imprenditori, lavoratori e disoccupati; la promessa di riforma istituzionale ha prodotto finora solo disordine nello Stato. Il 24 febbraio avemmo l`occasione di uscire a sinistra dalla crisi. Abbiamo mancato l`obiettivo. Il sistema politico è come un macigno che dopo essere rotolato nel pendio della montagna si è fermato in bilico su un crepaccio. Sono possibili solo due iniziative. O lo riportiamo a monte mettendolo in sicurezza o lo facciamo cadere e cerchiamo un`altra pietra angolare su cui edificare la Terza Repubblica. Non si può rimanere a guardare il macigno, come abbiamo fatto in questo mese con la linea mediana che non graffia all`esterno e non è neppure condivisa all`interno. Anzi, un chiarimento sincero sarebbe salutare. Quelli di noi che vogliono riportare il masso a monte hanno molte ragioni. Ascolto tanti amici che vorrebbero fare l`accordo politico o istituzionale con il Pdl e usano argomenti che ci appaiono naturali proprio perché seguono la logica del vecchio mondo che abbiamo fre- quentato nel ventennio. Tutti i nostri leader, tranne Prodi, hanno tentato quell`accordo senza riuscirci: prima D`Alema con la Bicamerale, poi Veltroni con l`accordo fallito sulla legge elettorale nel 2007 e infine Bersani che ha confermato Monti anche quando, già nella scorsa estate, non governava più il Paese. Questo tempo supplementare è servito a Grillo per crescere e al Cav.per presentarsi alle elezioni come oppositore, con una magia riuscita. Fino a quando abuseremo della nostra ingenuità? Pensiamo di evitare il prossimo trucco mettendo a capo della commissione istituzionale un amico del Prestigiatore? Si dice che non dobbiamo criminalizzare Berlusconi. È giusto, non c`è ragione di rubargli il mestiere, ragioniamo freddamente. Ha perso sei milioni di voti e conserva il consenso di circa il 15% degli aventi diritto, ma non ha alcuna strategia per il futuro. Se non fa l`accordo con noi la sua leadership verrà messa in discussione, come già è successo qualche mese fa. Ogni volta che si è trovato con l`acqua alla gola ha fatto la persona educata. Si dice che dobbiamo rispettare gli elettori di centrodestra, magari anche i nostri, ma comunque è giusto. Essi hanno espresso il disagio votando per lo più liste non Pdl o astenendosi. Dobbiamo, quindi, non solo rispettarli ma aiutarli a liberarsi di un personaggio che gli storici del futuro dimostreranno quanto ha danneggiato la stessa destra italiana. Questa è la seconda possibilità, dare una spinta finale al macigno. Finché rimane in bilico non si può costruire niente di nuovo. Se non si chiude definitivamente la Seconda Repubblica non può nascere una nuova stagione. Avevamo cominciato bene con l`elezione dei presidenti di Camera e Senato, ma poi la paura di vincere ci ha piegato le gambe. E invece dovremmo seguire lo stesso metodo per il Quirinale. Si dice che ci vuole un presidente di garanzia ed è giusto. Ma la garanzia non può consistere nel proteggere il vecchio mondo politico che tramonta bensì nell`aiutare il nuovo che deve ancora sorgere. Si auspica un`ampia intesa, ma curiosamente viene ricercata solo tra i partiti, dimenticando che la metà dell`elettorato non li ha votati. La pacificazione nazionale bisogna cercarla con tutti, anche con chi è fuori dal gioco politico, se non vogliamo che ci rimanga. La vera garanzia è una rottura col passato. Una donna al Quirinale proprio perché mai eletta prima. Oppure un ex-presidente di organi di garanzia, come Rodotà o Zagrebelsky, per ritrovare la sovranità della Legge troppo a lungo piegata dall`arbitrio di pochi. Oppure Romano Prodi, rimasto vittima di atti eversivi, come le infamie di Telekom-Serbia e la compravendita di parlamentari, che in altri Paesi avrebbero condotto in rovina i responsabili. Sono solo esempi per dire che da certe scelte sul Quirinale può nascere un clima molto più favorevole al governo di cambiamento che andiamo cercando. E a quel punto si potrebbe tentare di mettere davvero alle strette Grillo, che è certamente un comico non meno inquietante di Berlusconi, entrambi espressioni dell`invenzione maligna che ricorre nella storia italiana, ma, seguendo Machiavelli, o si scioglie l`avversario o si tratta. Finora non abbiamo trovato la misura giusta, oscillando tra poco dignitose disponibilità, come l`incontro in streaming, e inutili strali sul populismo. Occorrono scelte concrete che costringano il movimento 5 Stelle nel dilemma tra contribuire positivamente o perdere i consensi. Bersani rimane il nostro candidato ma egli stesso, da persona generosa quale è sempre stata, non esclude altre soluzioni. Una personalità autorevole del centrosinistra, non necessariamente di partito, sarebbe una proposta dirimente. O fa il governo o aumenta i voti alle prossime elezioni.

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