“Nell`immediato i rischi più grossi per l`Italia arrivano da Roma, non da Berlino…». Giorgio Tonini, presidente della commissione bilancio del senato e vicepresidente del gruppo pd di Palazzo madama, analizza le ricadute in Italia del voto tedesco con un occhio al calendario parlamentare, in particolare alla data del 4 di ottobre, quando il parlamento deve autorizzare il governo allo scostamento dall`obiettivo deficit/pil di medio termine. “Per l`autorizzazione serve la maggioranza assoluta, al senato significa raggiungere 161 voti. Mi auguro che tutta la maggioranza sia compatta ma che voti per il sì anche l`opposizione. Se non dovessimo farcela, significherebbe dire all`Europa che vogliano il fiscal compact senza flessibilità. Insomma, che siamo pronti a fare una manovra restrittiva, altro che Germania, saremmo noi stessi a metterci in un vicolo cieco….».
Domanda. Agli ultimi voti di fiducia al senato siete andati sotto i 161, vi mancano almeno una decina di voti.
Risposta.
Chi vota contro lo scostamento di bilancio non vota contro questa maggioranza, ma contro la maggiore flessibilità nei conti. Deve allora dire che vuole il fiscal compact nella sua versione più rigida, dice sì agli aumenti dell`Iva da gennaio e no a una manovra espansionistica. Sarebbe una posizione incomprensibile.
D. Il problema non è solo delle opposizioni, ma anche della maggioranza. Sicuri che Mdp stia con voi?
R.
Mi auguro proprio di sì. Ripeto, lo scostamento di bilancio dà maggiori spazi alla manovra. Cosa diversa invece non essere d`accordo sulla manovra stessa, sulle priorità degli investimenti.
D. Nel caso in cui non doveste arrivare a 161 sì, ci saranno anche conseguenze politiche per la maggioranza e per il governo.
R.
Nel caso toccherà al capo dello stato valutarle.
D. La Germania si appresta ad avere un governo più di destra del precedente, che fine farà la maggiore flessibilità futura dell`Italia?
R.
Mi auguro che la Merkel riesca a mettere insieme un governo che comunque sia capace di guardare avanti e non di tornare indietro. Serve un nuovo patto per l`Europea che coniughi un rispetto rigido, alla tedesca, del fiscal compact per i bilanci nazionali con una fiscal capacity dell`Eurozona che incrementi gli investimenti e renda più alto il potenziale di crescita dei singoli paesi. E la Germania è fondamentale per riuscirci. Se dovesse esserci un
raffreddamento della Cdu su questa prospettiva, se la Germania dovesse andare a favore di una politica di assoluta rigidità, per gli altri paesi sarebbe socialmente e politicamente insostenibile.
D. Alle Finanze tedesche potrebbe andare un ministro liberale, sarebbe dura allora.
R.
Ma forse anche un verde, vediamo… Quello che è certo è che se la Germania deciderà di tornare indietro l`euro è finita. Serve tutta la saggezza di Angela Merkel per mettere insieme un governo che aiuti l`Europa a trovare la via di uscita.
D. Matteo Renzi, chiudendo le Feste dell`unità, ha chiesto un ritorno a Maastricht.
R.
Non condivido la sua posizione, bisogna andare avanti, non tornare indietro. Non è con politiche di maggior indebitamento che il nostro paese ce la farà.
D. Dal punto di vista prettamente politico, il voto tedesco dice qualcosa all`Italia? La grosse koalition è finita.
R.
Nessuno lavora per governi ibridi, non è l`obiettivo con cui si va al voto. Ma con l`attuale situazione molto frastagliata è improbabile che un partito o un gruppo di forze comunque omogeneo vinca le prossime elezioni… per cui forme di coalizioni post elettorali tra forze diverse, se non addirittura antagoniste, sono da mettere nel novero delle cose possibili. È una delle conseguenze del fallimento della riforma costituzionale e della legge elettorale maggioritaria che hanno segnato questa legislatura.


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