Un giorno di pausa del Parlamento non è la fine del mondo
Il vento della crisi parlamentare ieri spirava forte a Palazzo Madama. Davanti alla richiesta di tre giorni di chiusura del parlamento che congiuntamente avanzano i capigruppo di camera e senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, per protestare contro la sentenza a tempi di record della Cassazione sul caso Mediaset, in molti hanno pensato che la maggioranza fosse a un passo dell`implodere. «Ma poi tutto è rientrato, il Pdl si è convinto che bastava un solo giorno e noi siamo stati d`accordo, è una questione di fair play…». Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori democratici, spiega così quel tendere la mano al Pdl che Movimento5Stelle e Sel hanno duramente criticato.
Domanda. Non è però rituale che si vada a un passo dalla crisi per le vicende giudiziarie di un politico. Risposta. Non credo che si debba infierire però. Nel Pdl stanno vivendo un momento drammatico. Hanno chiesto un giorno di pausa, mi sembra una questione di fair play che lo si conceda. Come del resto avvenuto tante volte in passato per altri gruppi. Hanno necessità di elaborare una posizione sulla vicenda, umanamente li capisco. E poi recuperiamo il tempo perduto subito, lavorando il doppio domani (oggi, ndr) chiudendo così il dibattito sulle riforme costituzionali. Insomma, non mi sembra la fine del mondo…
D. Adesso vivete sotto la spada di Damocle della sentenza della Cassazione.
R
. Lo sapevamo dall`inizio di questa esperienza di governo che sarebbe stato così. Per noi vale quanto sempre assic u rato dal Pdl, a partire dal Cavaliere, ovvero che le vicende processuali di Berlusconi non avranno ripercussioni sul governo.
D. Ora però l`ipotesi di una crisi non è affatto esclusa da alcuni esponenti pdl. R.
Si assumeranno loro la responsabilità davanti al paese di far cadere il governo. Ma al momento non siamo a questo, oggi la questione è che c`è stato un momento di pericolo, ma alla fine è rientrato nell`alveo di un dibattito normale, con la richiesta di un giorno per il confronto interno al gruppo. Dobbiamo stare ai fatti.
D. Chi vede prevalere nel confronto? Falchi o colombe?
R.
Stanno elaborando una posizione che gli consenta di tenere distinti i due piani, quello politico e quello giudiziario del loro leader, e questo dimostra il senso di responsabilità verso il governo e il Paese dell`intero partito.
D. L`accelerazione sulla fissazione dell`udienza della Suprema corte fa presagire una sentenza di condanna.
R.
Io inviterei ad aspettare la decisione della Cassazione e a non dare nulla per scontato in un procedimento che è ancora aperto e in cui chi ha buone carte le potrà mostrare. Per noi la magistratura deve fare il suo corso. D. Sarebbe sostenibile per il Pd essere alleato di un partito il cui fondatore e leader indiscusso è condannato alla reclusione e a l`interdizione dai pubblici uffici?
R
. Quando diciamo che il piano politico va tenuto separato da quello giudiziaio questo deve valere anche per noi, non solo per il partito di Silvio Berlusconi. Dobbiamo ricordarci le ragioni per cui si è formata questa maggioranza e si è costituito questo governo. A partire dalla situazione di crisi grave del paese, che non è affatto risolta.
D. Standard&Poor`s è pessimista sulla nostra tenuta.
R
. C`è un rischio molto grosso che vedo all`orizzonte, che il Pdl ceda alla fine alla propria propaganda sui temi economici. E sotto gli occhi di tutti, delle agenzie internazionali e dei mercati, delle imprese e dei cittadini, che il vero problema italiano, questo sì grosso come una casa, non è l`Imu, ma la tassazione abnorme che grava sulle imprese e sui lavoratori. Se il Pdl continua spingere perché l`Imu sia abolita rischia di indurre il governo a fare un errore clamoroso. Che tra l`altro ci metterebbe in cattiva luce con gli investitori e i partner europei.
D. Perché?
R
. Perché dimostreremmo di non aver capito niente della crisi e di cosa fare per provare a venirne fuori.

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