Italia legittimata a chiedere all’Ue la revisione del patto
Il punto di forza del discorso per la fiducia alle Camere del presidente Enrico Letta «è stato il suo impianto europeistico». Al senatore, Giorgio Tonini, anima liberai del Pd, è piaciuta la parte dell`intervento in cui emerge «la continuità» del governo Letta con il precedente di Mario Monti. Una lampadina rossa gli si è accesa piuttosto quando ha ascoltato «la piattaforma economica» che ha trovato «acerba» e priva di chiarezza sotto il profilo delle coperture.
Domanda. Come giudica l`intervento di Letta alle Camere?
Risposta.
Un discorso di grande respiro. Il punto di forza è il suo impianto europeistico. Oggi, l`Europa è il disegno di un progetto che può implodere e solo la politica può porvi rimedio. Ma il punto è che l`Italia ora può chiedere di rivedere i può farlo con maggiore autorevolezza perché abbiamo seguito con disciplina l`agenda Monti.
D. Lei non crede che sia necessaria una discontinuità con il governo Monti? 
R. Io sono fra quelli che sostengono che con il governo Monti abbiamo riacquistato il diritto di parola in Europa. E oggi Letta può raccoglierne i frutti premendo per ottenere margini più ampi. Può giocarsi, per esempio, la carta del pareggio strutturale nel 2013 oppure la riforma delle pensioni più severa e rigorosa d`Europa.
D. La strana maggioranza si è trasformata in una strana coalizione. Lavorerà bene?
R.
La piattaforma economica presentata da Letta pur in considerazione del fatto che ha potuto lavorarci poche ore, è ancora acerba. È un mix con le richieste del centro-destra e del centro-sinistra in cui non si vede una gerarchia delle priorità e in cui manca un discorso chiaro sulle coperture. Letta ha citato Beniamino Andreatta che ci diceva che quando ci sono minori entrate e  maggiori spese o ci vogliono minori spese o maggiori entrate (fattispecie oggi evidentemente esclusa). Dunque, non si può che immaginare che tutte le misure debbano trovare copertura all`interno della spesa pubblica. Andrà ripresa la spending review accanto al grande capitolo dell`evasione fiscale. Senza risorse, infatti, nessun impegno sarà mantenuto.
D. Come giudica il termine di 18 mesi indicato da Letta per la prima fase delle riforme?
R.
Questa esperienza di grande coalizione politica non può che essere a termine. Più l`orizzonte temporale è compatto più c`è la possibilità di essere incisivi. È successo con il governo Monti che dopo una spinta iniziale poi tutto si è illanguidito e anche Letta deve stare attento. Per aspirare a dei cambiamenti radicali deve correre, perché se le forze conservatrici capiscono che la marcia è lenta, si organizzano. Certo, ieri Letta non ha voluto travalicare le competenze parlamentari.
D. Quale modello istituzionale le piace?
 R.
Il modello semipresidenzialista alla francese con una Camera eletta con doppio turno di collegio, cui si aggiunge una Camera delle regioni sul modello del Bundestag. E la più fattibile.
D. Le fibrillazioni interne al Pd come incideranno sul governo?
R
. C`è bisogno di una riflessione seria che non è tanto quanto successo in questi ultimi 60 giorni, ma riguarda il perché non abbiamo vinto le elezioni. Abbiamo mobilitato l`elettorato tradizionale e messo in fuga l`elettorato moderato. Adesso,
visto che c`è Letta c`è anche chi dice che dobbiamo rassicurare l`elettorato tradizionale con una dirigenza ben marcata a sinistra, ma sarebbe un paradosso.
Abbiamo rifiutato Matteo Renzi perché avrebbe annacquato il nostro vino rosso con
troppa acqua berlusconiana siamo finiti con il fare un governo direttamente con Berlusconi (e il nostro alleato Nichi Vendola all`opposizione). Ciò non avendo intercettato l`enorme mobilità di elettori, anzi perdendo voti.

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