Il Pdl ha ragione, assicura stabilità. Servono però correttivi
A fronte di una situazione che si sta avvitando su se stessa, la soluzione più credibile resta quella del ricorso alle urne a stretto giro, subito dopo l`elezione del nuovo capo dello stato. «Ma rischieremo di ritrovarci nella stessa paralisi di oggi». ragiona Giorgio Tonini, senatore pd, area riformisti, «visto che con tre blocchi partitici quasi equivalenti si tornerebbe a non sapere chi ha vinto e chi deve governare. Se vogliamo essere responsabili, dobbiamo mettere le istituzioni al sicuro dalla crisi dei partiti… Come hanno fatto in Francia: elezione diretta del capo dello stato e doppio turno». Per farlo, serve «un governo di scopo di un anno», magari con Napolitano ancora al Colle «da garante». Tonini guarda con attenzione alle tensioni in casa democratica: Renzi premier? «É un cavallo da corsa, ha bisogno di una gara competitiva per dare il meglio e non di un accordo di emergenza». Insomma, meglio che aspetti.
Domanda. Lo stallo prosegue. Ci prepariamo al voto anticipato?
 Risposta. E la strada della disperazione, se non si riesce a fare nulla c`è solo il voto. Ma siccome per poter votare bisogna prima eleggere un presidente della repubblica e per farlo, come ha detto anche Pier Luigi Bersani, è auspicabile un accordo molto largo, non si capisce perché non si possa su questa scia positiva fare anche un governo ampio.
D. Lo chiamano inciucio, anche nel suo partito. Ma per fare cosa?
 R.
Altro che inciucio. Vanno affrontate le priorità che ha individuato Giorgio Napolitano con le due commissioni di saggi. La prima è economica, serve un negoziato con l`Europa per una manovra espansiva che inverta il ciclo recessivo. Il paese così rischia di morire di asfissia, gli imprenditori, i lavoratori sono alla canna del gas, come dimostrano purtroppo i suicidi di questo periodo. E poi c`è la priorità istituzionale: fare le riforme che servono a garantire la stabilità.
D. Di solito il ritornello sulle riforme si tira fuori quando non si sa cosa fare.
R. Noi non possiamo entrare in una spirale per cui si vota ogni sei mesi e ci si ritrova ogni volta in una situazione in cui non si sa chi ha vinto e chi deve governare. Il paese ha tre blocchi partitici quasi equivalenti e un sistema parlamentare con due camere perfettamente equivalenti. Così l`unica cosa certa è l`ingovernabilità. Va trovato il sistema che consente di mettere in salvo le istituzioni dalla crisi dei partiti, ovvero di governare al di là dei partiti. Come hanno fatto in Francia, dove Hollande ha staccato di poco Sarkozy, eppure non c`è dubbio su chi, nel bene e nel male, governa.
D. Sta dando ragione al Pdl, che nella passata legislatura vi ha offerto su un piatto d`argento il semipresidenzialismo, con la riforma elettorale del doppio turno, voi avete detto no.
R. É un sistema che assicura stabilità, basta 1 vedere da noi quello che succede con sindaci e presidenti di regioni. Io appartengo a quella minoranza nel partito che pensava di dover comunque andare a vedere le carte del Pdl. Ma prevalse la linea di chi riteneva che non ci fosse il tempo per apportare i correttivi necessari per una riforma così ambiziosa. E su questo avevano ragione, non si può pensare di eleggere direttamente il capo dello stato senza poi prevedere una legge sul conflitto di interessi che eviti che diventi presidente chi ha metà delle tv in Italia.
D. Cosa è cambiato adesso?
R. La prospettiva è cambiata, non siamo alla fine ma all`inizio di una legislatura, anche se difficile. Quel percorso sulla proposta del semipresidenziali- smo va ripreso. D. Serve un governo per farlo. Di che tipo e con chi?
R
. Non si tratta di fare né governi di centrosinistra, perché bisognerebbe aver vinto e noi non abbiamo vinto, e non si può pensare che qualcuno ci regali i voti. Non si può pensare neanche a governissimi, con ministri di tutti come succede in Europa, dove sanno alternare fase di competizione a fase di collaborazione. Si può pensare a un governo del presidente, anche a guida Bersani, con un programma definito, un governo di scopo che lavori un anno in confronto con il parlamento. Si deve dialogare con il Pdl, che è il secondo partito, ma anche con i grillini.
D. Non temete che un accordo con Berlusconi vi penalizzi al momento poi del voto?
R. Il Pd ha sempre sostenuto che le regole si cambiano insieme. E al tavolo delle riforme porteremo le nostre proposte. Del resto, abbiamo approvato all`unanimità questa settimana la relazione economica del governo Monti. In questa prospettiva servirebbe anche un presidente della repubblica di assoluta garanzia.
D. Napolitano ha esibito buone regioni per dire no, la sua carta di identità.
R
. Napolitano al Colle sarebbe oggettivametne la soluzione migliore, una soluzione di continuità nella garanzia. Ma capisco con affetto le sue ragioni. Certo un altro presidente difficilmente potrebbe poi cedere il passo nel giro di un anno perché si elegga con il nuovo sistema il suo successore.
D. In casa Pd c`è molta fibrillazione, si parla sempre più di Matteo Renzi candidato premier.
R.
Renzi è un cavallo da corsa, ha bisogno di una gara competitiva per dare il meglio e non di una fase che richiede un accordo di emergenza.
D. Insomma, meglio che aspetti.
R.
Gli conviene.

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