«Per il nuovo Presidente sono possibili due strade: un politico o un tecnico. Preferisco la seconda, ma posso accettare anche la prima. È meglio comunque decidere subito, piuttosto che cambiare percorso bruscamente».
È il senatore del Pd Walter Tocci a immaginare l`identikit di un tecnico per il Colle. Un ‘non politico’ al Quirinale. Qual è il percorso?
«Dovrebbe essere il segretario a fare una proposta».
L`era dei tecnici, dopo Monti, sembra però tramontata.
 «Abbiamo già dato. Il tecnico non deve essere un economista. Piuttosto, un costituzionalista o uno studioso dello Stato».
Chi corrisponde a questo profilo? Vengono in mente Amato, Cassese, De Siervo.
«Il Paese dispone in questo campo di tante personalità prestigiose. È giunto il tempo di raffreddare l`interventismo politico del Quirinale, magari necessario quando la politica ha dato segni di disorientamento. Ora la politica rivendica piena autonomia di scelta ed è il momento di un contrappeso di natura istituzionale. In questo schema un Presidente di garanzia costituzionale potrebbe contrastare la tendenza all`elusione delle regole (troppi decreti e deleghe governative) e indirizzare il Parlamento a scrivere poche leggi, ma chiare».
 L`altro percorso prevede un Presidente politico.
«Per costruire un ampio consenso si potrebbe organizzare una vera consultazione. Ciascun parlamentare del Pd esprime la propria preferenza col voto segreto. Si forma una rosa di nomi dalla quale il segretario sceglie il candidato da proporre agli altri partiti. C`è un precedente storico: Aldo Moro fece votare a scrutinio segreto i suoi parlamentari».
E come finì?
«Scelsero Antonio Segni, che fu poi eletto al Quirinale. Certo, non fu un buon Presidente, ma la procedura decisionale era molto innovativa. Furono i democristiani a inventare le primarie per il Colle…».

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