“Siamo orgogliosi, perché il decreto Pnrr introduce una vera riforma per l’Università, che affronta uno dei grandi mali del nostro sistema: la precarizzazione della ricerca nel nostro Paese. Una precarietà che ha ‘masticato e sputato’ centinaia di giovani ricercatori, utilizzati e poi espulsi. Le nuove norme introducono il ricercatore unico in tenure track ed un contratto di ricerca con tutte le tutele del lavoro subordinato. È una rivoluzione che può riappassionare alla ricerca le nuove generazioni. Spariranno i ricercatori di tipo A e gli assegni di ricerca, che hanno causato un precariato esistenziale cronico. Nel transitorio viene riconosciuto il servizio svolto da queste figure che andranno a scomparire, con una quota di riserva del 25% nei concorsi. Con questa riforma finalmente si riconosce che la ricerca è un lavoro, con diritti e tutele riconosciute. Un grande ringraziamento alla ministra Messa, senza il cui lavoro oggi non avremmo questo provvedimento e a tutte le forze di maggioranza per il sostegno. Un grande grazie alle forze sociali e alle associazioni dei ricercatori che hanno lavorato con noi, contribuendo ad un risultato storico. Adesso la sfida è ottenere nuove risorse già con la prossima legge di Bilancio, in particolare destinate alla ricerca di base. Continueremo da subito il lavoro sul Ddl 2285 per attuare la riforma degli Epr e delle commissioni di concorso”. Lo ha detto il senatore del Pd Francesco Verducci, primo firmatario dell’emendamento che ha introdotto la riforma universitaria e vicepresidente della Commissione Istruzione nel corso della Conferenza stampa ‘Una riforma per l’Università’ che si è tenuta nella Sala Nassirya del Senato, alla quale hanno partecipato la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano, l’onorevole Rosa Maria Di Giorgi capogruppo Pd in Commissione Cultura, Manuela Ghizzoni responsabile nazionale Dem scuola e università, Luca Dell’Atti segretario dell’Associazione dottorandi e Antonio Zuorro, segretario dell’associazione dei ricercatori a tempo determinato.

“Questo risultato ha un valore anche nel metodo – ha detto Provenzano – il Pd si è messo in ascolto di chi vive nell’università. La figura unica del ricercatore fermerà lo sfruttamento del lavoro negli atenei e anche la doppia ingiustizia che solo pochi potevano sostenere quella lunga strada. Per riprendere mobilità sociale e affrontare la transizione ecologica e digitale, il Paese ha bisogno delle migliori intelligenze del Paese e anche l’allargamento della no tax area risponde a quest’esigenza”. Manuela Ghizzoni ha messo in evidenza come questo sia un “provvedimento atteso da molti anni, ora serve attenzione per le risorse”. “Il tema della formazione dei saperi e della conoscenza – ha rincarato Rosa Maria Di Giorgi – è fondamentale per l’Italia”. “Ora dobbiamo affrontare la questione del contratto degli insegnanti – ha detto Simona Malpezzi nelle conclusioni -. Non è possibile che chi insegna prenda in media 4 mila euro in meno di un laureato inserito nella Pa”.


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