Salvini non meriterebbe una risposta, ma sentire che dà del “complice e venduto”, e anche dell'”ubriaco”, al presidente della Repubblica è inaccettabile. «E’ offensivo, è puro vilipendio», commenta Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, che nel sentire le parole di Salvini è andato su tutte le furie.
Il Capo dello Stato ha parlato delle frontiere aperte in una logica globale che favorisca gli scambi. Salvini lo ha insultato dicendo che «Mattarella vuol far entrare i clandestini». Solo propaganda elettorale?
«In tempi tragici come i nostri in politica non servono i demagoghi, servono gli uomini dì Stato. Salvini non è un uomo di Stato, è un demagogo. Usa i suoi abituali argomenti beceri, l`insulto e la violenza verbale, ma stavolta lo ha fatto in modo ancora più grave, offendendo il Presidente della Repubblica e spacciando per vero ciò che è falso. È noto che il presidente Mattarella è contro la clandestinità, non ha mai espresso la volontà di far entrare in Italia degli immigrati clandestini. Ma il problema è più serio. Salvini rimuove completamente la verità sul fenomeno delle migrazioni».
Non lo considera se non per accrescere la paura dello straniero.
«Ma qui siamo davanti a trasformazioni profondissime dell`Italia e del mondo, cambiano le abitudini, l`economia, la società, cambia la testa delle persone. E ci sono fenomeni globali che attraversano i continenti: dal terrorismo internazionale alla criminalità, alle guerre, perché ci sono 29 guerre regionali nel mondo. Tra questi c`è il fenomeno delle migrazioni e Salvini deve capire di cosa stiamo parlando. All`inizio del `900 nel mondo viveva un miliardo e mezzo di persone, alla fine di questo secolo, nel 2100, saranno più di 11 miliardi, con colossali differenze di reddito: in media quello degli europei è di 50 volte superiore ai redditi africani o dell`area subsahariana; una donna europea, in media, genera un figlio nel corso della sua vita, una donna africana almeno 6 o 7. E ancora, in alcune fasce del pianeta è in corso la desertificazione per i mutamenti climatici. Oggi quindi non si può parlare più di migrazioni, ma di spostamenti di masse e di interi popoli. E se ai primi del `900 gli italiani che partivano per l`America o l`Australia emigravano, oggi la maggior parte di queste persone non emigra, fugge dalla morte o dalla fame assoluta. E davanti a un fenomeno globale del genere Salvini insulta il presidente della Repubblica italiana?».
Però usa dei toni che possono attecchire, le forze populiste e xenofobe in Europa crescono.
«C`è un gran bisogno di conoscenza sulla vera portata di questi fenomeni transnazionali. Si deve spiegare che
l`unica risposta possibile è agire con la politica europea».
L`Europa è divisa, alcuni Paesi “egoisti” chiudono le frontiere. È possibile una politica comune?
«Ecco, su questo punto è importante il segnale che ha dato Mattarella. Far crescere l`unità della politica europea per far capire ai cittadini che la gestione del fenomeno migratorio non si risolve con il filo spinato alle frontiere degli Stati o attorno ai nostri Comuni».
Tra l`altro i migranti a Idomeni sono stati respinti dalla polizia macedone con cariche e lacrimogeni, anche sui bambini. Su cose simili l`Europa è impotente?
«Alcuni paesi sulle rotte migratorie, come la Macedonia, sono piccoli e impreparati a gestire enormi numeri
di persone».
L`Europa ha raggiunto solo l`accordo con la Turchia, che respinge i migranti e li costringe a stare dove non vogliono. È giusto o sbagliato, secondo lei?
«In queste emergenze gli errori sono sempre presenti, purtroppo. Ci sono le guerre in Siria e in Iraq, c`è l`Isis, avanzano le rivendicazioni curde, è un triangolo dal quale milioni di persone scappano. Nel 2015 è arrivato 1 milione di migranti in un`Europa che ha 500 milioni di abitanti; il Libano ha accolto 1 milione di migranti e ha 1 milione di abitanti, la Turchia ha ricevuto 2 milioni e 700 mila persone. Sono paesi di frontiera e il rapporto con l`Europa è impari».
Come si possono ostacolare le pulsioni xenofobe della Lega o del Front National?
«Con la politica europea, che dovrebbe ordinare i flussi migratori. Con una politica di interventi organizzativi e di finanziamenti che privilegino i paesi in prima linea per l`accoglienza, Grecia, Italia e Turchia. E l`Europa deve imparare a distinguere tra i profughi che chiedono protezione internazionale immediata e i migranti diversi, senza respingerli ma trattandoli in modo differente».
Si era parlato tanto di rivedere il trattato di Dublino. Si farà?
«Certo, va rivisto. Si tratta di ripartire in modo equo il carico di migranti. E anche di migliorare i rapporti diplomatici, economici e culturali con i Paesi dai quali ha origine il flusso. Ci sono rapporti bilaterali che funzionano, come fra l`Italia e la Tunisia, fra la Spagna e il Marocco o la Gran Bretagna e il Pakistan, e con maggiori scambi commerciali e rapporti economici migliora anche la vita nei luoghi che le persone abbandonano. Insomma, c`è bisogno di politica».
Pensa che del caso drammatico di Giulio Regeni si dovrebbe fare carico anche l`Europa?
«Giulio era un figlio europeo, uno studente europeo come tanti altri, e anche nel modo in cui l`Unione europea reagisce all`uccisione brutale di un suo cittadino si vede se l`Europa c`è, o non c`è».


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