Il momento di precarietà che il Paese attraversa richiede unità e consapevolezza. Come ci ha ricordato il Presidente Napolitano
In alcuni circoli della politica europea va diffondendosi l`idea che la Spagna stia sopravanzando l`Italia nell`interpretazione della gravità di una crisi appena giunta a superare il suo culmine. E da altre parti si segnala il rischio che il nostro Paese non percepisca, effettivamente, tutta la pericolosità del fenomeno. «Il Belpaese in bilico», titola La Repubblica, e l`autorevole articolista aggiunge: «È senza maggioranze e senza certezze politiche. Forse non solo da oggi». «Un Paese in bilico» lo definisce, ragionevolmente, Enrico Letta. «L`anima persa del Paese» scrive Il Secolo XIX, che chiede: «L`Italia non riesce più a esprimere un parere unanime neppure sugli orientamenti macro-economici?».
Un clima di precarietà anche psicologica, non bastasse quella reale, alimenterebbe una non malcelata diffidenza per quella politica cosiddetta politicante, più dedita alle sue controversie che all`interesse del Paese; e ciò confermerebbe una sorta di disincanto anche nei confronti dell`attuale, provvida azione governativa. Lopinione pubblica, insomma, indebolita dalle privazioni della crisi, assisterebbe a una partita gestita solo dalle dispute tra i partiti. Mai, per la verità, l`Italia repubblicana, uscita indenne da esperienze altamente drammatiche, prima fra tutte il terrorismo, è stata così poco incline alla partecipazione e al dialogo, al confronto e alla prova, relegando il dissenso nei principi e nei sentimenti consolidati, quasi non fosse più in obbligo di aggiornarsi! Ma non siamo un popolo così fragile e dissennato. Né, d`altra parte, andrebbe trascurato l`eccesso opposto, vale a dire la concitazione, non di rado contraddittoria e disgregante, della politica che provocò la tagliente reprimenda di Napolitano quando, in Parlamento, accolto dall`osannante richiesta di rinnovare la sua presidenza, pose come condizione di salvaguardia per il bene del Paese la necessità di riconoscerci nell`azione di un governo cui affidare la sola politica in grado di svolgere una funzione che si sarebbe conclusa con l`uscita dal disastro. Fu una drastica ‘percezione del pericolo’ e un severo invito a coglierne la realtà perché il Paese non smarrisse il valore, diventato cruciale, di una consapevole e solidale coesione nazionale.

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