“Inascoltata. L’ammonimento del questore, l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento, l’arresto in flagranza di reato il giorno in cui fu picchiata e aggredita sul posto di lavoro. Molto poteva essere fatto quando Antonietta ha presentato l’esposto. Le norme ci sono. Ma non è stato fatto niente”. Lo scrive su Facebook la senatrice del Pd Francesca Puglisi, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio.
“Bisogna credere a ciò che dicono le donne – prosegue Puglisi – ed è importante sottolineare che i maltrattamenti in famiglia sono perseguibili d’ufficio, anche senza una denuncia della vittima, al momento della separazione, come in questo caso. Il contrasto ai maltrattamenti in famiglia non è un fatto individuale, ma una responsabilità sociale. Vogliamo la stessa determinazione dell’antimafia nel contrasto alla violenza sulle donne. Per questo nella relazione finale della commissione di inchiesta abbiamo chiesto l’introduzione del reato di ‘Femminicidio’ perché può aiutare a promuovere un cambiamento culturale tra gli operatori di giustizia e le forze dell’ordine. Prima dell’introduzione del reato di associazione di stampo mafioso c’era chi diceva che ‘la mafia non esiste’. Da lì nacquero i pool anti mafia. Non vogliamo sentire mai più dopo un femminicidio frasi come ‘non possiamo arrestare tutti gli stalker’.
Le morti di ieri, le 149 donne uccise dai loro ex compagni sono un atto di accusa a chi continua a non applicare le norme che il Parlamento ha approvato in questa legislatura”.


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