L’importanza dei primi anni nella vita delle persone, delle condizioni materiali e relazionali e delle esperienze che si fanno è stata accertata dalle scienze pedagogiche, psicologiche, sociologiche, dalle neuroscienze, dagli economisti».
Francesca Pugiisi, sta citand ola sua legge.
«Abbiamo fatto tonnellate di audizioni al Senato. I pediatri, quando hanno saputo del lavoro, sono venuti a dirci: andate avanti. Vogliamo mettere ordine in un mondo parcellizzato e chiudere il tempo dei due Paesi: le metropoli del Nord con gli asili inaccessibili, il Sud senza nido».
Ci fa un esempio Nord-Sud?
«Oggi gli asili sono finanziati dallo Stato con un fondo indistinto per le politiche sociali. È destinato alle Regioni, che poi scelgono se girare alle strutture tanti soldi, pochi, niente. L’Emilia versa molto, la Calabria quasi niente».
Come nasce la riforma e perché ar-riva adesso?
«Nasce nel 2005 con Anna Serafini; 45 mila firme raccolte. Diventa concreta con quésto governo perché ce lo chiede l’Europa e perché Renzi hapromesso mille asili in mille giorni».
Siamo un po’ indietro. La ‘Buona scuola’ consentirà di allargale il numero delle materne nel Paese?
«Tra i sessantamila nuovi insegnanti destinati alle nuove materie, diversi sono nelle classi di concorso delle materne. Da settembre avremo più sezioni e spero più asili».
I comuni temono lo scippo dei nido da parte dello Stato.
«Lo Stato porterà soldi e cercherà di distribuirli in modo più equilibrato. I comuni manterranno la didattica e i controlli. L’Anci è favorevole, le città che hanno molti asili in gestione diretta, Bologna, Firenze, Roma, hanno anche bilanci ingessati. Saranno felici di un intervento statale».
I finanziamenti di Stato ci sono?
«I decreti che seguiranno i principi direttivi hanno già risorse: 150 milioni nella legge di stabilità e poi fondi europei».
Francesca Pugiisi, sta citand ola sua legge.
«Abbiamo fatto tonnellate di audizioni al Senato. I pediatri, quando hanno saputo del lavoro, sono venuti a dirci: andate avanti. Vogliamo mettere ordine in un mondo parcellizzato e chiudere il tempo dei due Paesi: le metropoli del Nord con gli asili inaccessibili, il Sud senza nido».
Ci fa un esempio Nord-Sud?
«Oggi gli asili sono finanziati dallo Stato con un fondo indistinto per le politiche sociali. È destinato alle Regioni, che poi scelgono se girare alle strutture tanti soldi, pochi, niente. L’Emilia versa molto, la Calabria quasi niente».
Come nasce la riforma e perché ar-riva adesso?
«Nasce nel 2005 con Anna Serafini; 45 mila firme raccolte. Diventa concreta con quésto governo perché ce lo chiede l’Europa e perché Renzi hapromesso mille asili in mille giorni».
Siamo un po’ indietro. La ‘Buona scuola’ consentirà di allargale il numero delle materne nel Paese?
«Tra i sessantamila nuovi insegnanti destinati alle nuove materie, diversi sono nelle classi di concorso delle materne. Da settembre avremo più sezioni e spero più asili».
I comuni temono lo scippo dei nido da parte dello Stato.
«Lo Stato porterà soldi e cercherà di distribuirli in modo più equilibrato. I comuni manterranno la didattica e i controlli. L’Anci è favorevole, le città che hanno molti asili in gestione diretta, Bologna, Firenze, Roma, hanno anche bilanci ingessati. Saranno felici di un intervento statale».
I finanziamenti di Stato ci sono?
«I decreti che seguiranno i principi direttivi hanno già risorse: 150 milioni nella legge di stabilità e poi fondi europei».