La proposta per la generalizzazione del servizio è in discussione al Senato
In questi giorni molte ricerche denunciano la forte denatalità che sta attraversando il Paese, l`alta disoccupazione femminile, la povertà educativa dei bambini e delle bambine. Asili nido e scuole dell`infanzia sono la misura più efficace per promuovere l`occupazione femminile (diretta e indiretta), per combattere la dispersione scolastica dei 15enni, migliorandone i livelli di apprendimento anche nei gradi di scuola successivi.
Il cambiamento del mercato del lavoro, introdotto dall`ingresso delle donne e il cambiamento dell`economia con l`avvento della società della conoscenza, fanno dei servizi educativi all`infanzia una leva decisiva della crescita. Il nostro Paese è ben lontano dal raggiungimento del 33% di copertura dei posti all`asilo nido (siamo al 18%) e non ha mai raggiunto la generalizzazione della scuola dell`infanzia.
Anche l`educazione e l`istruzione ha molte Italie: mentre in EmiliaRomagna e Toscana abbiamo già raggiunto il 33% di copertura dei posti nido e abbiamo un tasso di occupazione femminile che ci mette in regola con l`Europa (60%), in Calabria solo 2,1% dei bambini trova un posto e come conseguenza il tasso di occupazione femminile è pari al Pakistan. La crisi che ha colpito le famiglie, i tagli ai bilanci degli enti locali e i vincoli del patto di stabilità hanno messo in crisi la «sostenibilità del sistema» anche laddove è sempre stato vigoroso. In VII commissione al Senato abbiamo concluso le audizioni sulla proposta di legge 1260 sul sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni e sulle pari opportunità di apprendimento delle bambine e dei bambini. Ora sarà fissato il termine per gli emendamenti e speriamo di poter andare in aula entro l`estate. La legge prevede che l`asilo nido non sia più considerato un «servizio a domanda individuale», ma un diritto educativo di ogni bambina e bambino e che la scuola dell`infanzia sia generalizzata, ovvero assicurata a tutti i bambini e le bambine in età 3-6 anni, come richiedono gli obiettivi europei che dobbiamo raggiungere entro il 2020. Ma soprattutto propone un nuovo quadro normativo che sappia valorizzare l`esperienza educativa dei bambini nei primi sei anni di vita e la sua continuità ricollocandola adeguatamente nell`intero percorso dí formazione nell`arco della vita. La legge definisce per tutti i servizi per l`infanzia, compresi i servizi in contesto domiciliare, e per le scuole dell`infanzia le età di accesso dei bambini e le principali caratteristiche funzionali; cancella la definizione dei nidi come servizi a domanda individuale e li riconosce come servizi di interesse generale con funzione fondamentale per tutti i bambini; riconosce come principi fondamentali che assicurano la qualità dell`offerta la partecipazione delle famigliejunicità della dimensione di cura e di educazione negli interventi rivolti ai bambini, adeguati rapporti numerici tra personale educativo e bambini accolti nelle diverse fasce di età, la qualificazione a livello universitario e la formazione continua di tutto il personale, la collegialità del lavoro educativo e il coordinamento pedagogico. Il testo indica poi i livelli essenziali di prestazione che devono essere raggiunti dai servizi prescolari stabilendo il progressivo riequilibrio tra aree territoriali; identifica le competenze dei diversi livelli istituzionali nel regolamentare, programmare, gestire e monitorare l`offerta educativa per i bambini da zero a sei anni; orienta verso la costruzione di sistemi territoriali integrati di tutti i servizi educativi prescolari.
La legge esclude dal patto di stabilità gli interventi pubblici relativi al funzionamento dei servizi educativi e scolastici e appronta un nuovo Piano Nazionale Straordinario per l`estensione dell`offerta e il progresSivo riequilibrio territoriale, prevedendo un sostegno finanziario non solo per l`istituzione di nuovi servizi e scuole ma anche per la loro successiva gestione. Viene ridisegnato i1 meccanismo di finanziamento pubblico per un`equilibrata compartecipazione dei diversi livelli di governo alla spesa per i servizi per l`infanzia e per le scuole dell`infanzia, superando le disparità nelle condizioni di lavoro e nel trattamento economico degli operatori. Quale forma di welfare aziendale, per sostenere l`esigibilità del diritto dei bambini di andare al nido, prevede. l`erogazione da parte di aziende pubbliche o private, per le lavoratrici e i lavoratori che hanno figli in età 3 mesi – 3 anni, un voucher spendibile nel sistema dei nidi accreditati o a gestione diretta comunale. Il voucher non prevede oneri fiscali o previdenziali a carico del datore di lavoro né del lavoratore, fino a un valore di 200 euro per singolo buono. Inoltre il costo del servizio è deducibile e l`Iva è detraibile integralmente.

Ne Parlano