IL 26 MAGGIO A BOLOGNA, I CITTADINI SONO W CHIAMATI A RISPONDERE A O B IN UN REFERENDUM CHE GIA NELLA FORMULAZIONE DEL QUESITO è fuorviante. Proviamo a leggerlo: «Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d`infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all`istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell`infanzia? A) utilizzarle per le scuole comunali e statali. B) utilizzarle per le scuole paritarie private». L`istinto immediato è quello di votare A. E figuriamoci se non siamo tutti a favore della scuola pubblica comunale o statale! Eppure, in questa strana partita che gli adulti giocano sul destino dei bambini, c`è qualcosa che non torna. Innanzitutto questo referendum consultivo a Bologna, dove i finanziamenti alle scuole paritarie private si danno dal 1994, è segno di un grave problema: per la prima volta in città c`è una lista d`attesa di 103 bambini e bambine per ottenere un posto nella scuola dell`infanzia. Non era mai successo e la responsabilità di questa situazione è nei tagli indiscriminati all`istru- zione effettuati negli ultimi 5 anni e nel disimpegno dello Stato, che non ha più offerto nuove sezioni e insegnanti anche ai comuni che hanno una popolazione scolastica in crescita. Nonostante ciò a Bologna c`è il più alto tasso di scuola pubblica: le scuole dell`infanzia comunali sono il 60% del totale (più del doppio della media nazionale), quelle statali sono un esiguo 17%, mentre il restante 22% sono scuole private paritarie convenzionate, quelle cioè che fanno parte del sistema pubblico in virtù del fatto che hanno accettato i criteri della legge nazionale di parità (L62 del 2000), a partire dal coordinamento pedagogico e dall`equità delle tariffe. Ricordiamo infatti che in Veneto, in Lombardia e in larga parte del mezzogiorno, il 60% dei posti è assicurato dalle paritarie private. E nonostante questo, ben 150.000 bambini in tutt`Italia non riescono ad avere un posto a scuola. Negli ultimi due anni, nonostante il bilancio del Comune abbia subito un taglio di132 milioni di euro e siano stati azzerati i trasferimenti statali, l`amministrazione bolognese ha aperto 9 nuove sezioni di scuola dell`infanzia comunale. Il Comune di Bologna finanzia le scuole private paritarie con un milione di euro. Non è una grossa cifra sui 35 milioni che l`Amministrazione comunale investe per la scuola dell`infanzia bolognese. Eppure su quel milione il comitato referendario che propone di votare A ha aperto un conflitto che, più che guardare ai diritti dei bambini e delle famiglie, guarda alle bandierine da piantare. Se il Comune di Bologna dovesse applicare quel che chiede il comitato referendario, il milione di euro che oggi l`amministrazione bolognese investe nelle convenzioni con le scuole paritarie sparirebbe. Con quali esiti? Oggi grazie a quel finanziamento, il Comune assicura che anche i 1736 bambini che frequentano le scuole paritarie convenzionate abbiano rette che stanno al di sotto di un tetto stabilito dall`amministrazione comunale e soprattutto che quelle scuole rispondano a criteri di qualità sottoscritti nella Carta dei Servizi e implementati dall`unico coordinamento pedagogico del Comune. Senza finanziamenti le scuole paritarie private non dovrebbero più sottostare ad alcuna condizione e probabilmente andrebbero a scaricare il mancato introito sulle rette. Molte famiglie a questo punto dovrebbero riversare la propria richiesta di scuola dell`infanzia nella lista d`attesa. E il milione di euro erogato dal Comune non basterebbe mai a coprire quei posti. I due quesiti A e B dovrebbero essere riformulati, poiché il principio di sussidiarietà che vige a Bologna non è «contro» la scuola comunale o statale, ma il governo pubblico, ha a cuore la qualità della scuola di tutti i bambini, sia che frequentino la scuola comunale, statale o paritaria privata. Il centrosinistra che governa Bologna, così come Reggio Emilia (dove ci sono i migliori asili del mondo), con il governo pubblico del sistema scolastico integrato, applica un metodo che è l`esatto contrario del buono scuola lombardo, che fa un`operazione davvero pericolosa: assegna un buono scuola alle famiglie che poi acquistano la scuola che vogliono nel libero mercato. Così sì che si prefigura la «scuola per ricchi» e la «scuola per poveri». Perché chi può, a quel buono scuola aggiunge una cospicua cifra e soprattutto viene meno la «responsabilità pubblica» di governo del sistema. Rimane un ultimo interrogativo: M5Stelle e Sel a Bologna chiedono di bloccare le convenzioni con le scuole private paritarie, ma a Parma e in Puglia quelle convenzioni le firmano. Perché? Le «prediche» sulla scuola pubblica a Bologna sono inaccettabili e continuiamo a pensare che il primo compito della buona politica e di un partito riformista sia risolvere i problemi della comunità. Ecco perché il 26 maggio il Pd invita a scegliere B nel referendum bolognese.
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