Un disegno di legge per riconoscere ai genitori ‘mancati’ il diritto di iscrivere all’anagrafe il feto che sia nato morto a partire dai 500 grammi di peso, che corrispondono alle 23-24 settimane di gestazione. Lo hanno presentato al Senato Aldo Di Biagio (Ap) e Laura Puppato (Pd), i senatori che oggi hanno illustrato il senso dell’iniziativa in una conferenza stampa nella Sala Nassirya, insieme con la giornalista di Radio1 Ilaria Sotis, Andrea Napoli dell’associazione ‘Pensiero Celeste’ e l’avvocato Anton Giulio Lana.

‘Nel nostro ordinamento giuridico – ha spiegato Laura Puppato – non esistono norme univoche sul fenomeno della ‘natimortalità’, neppure per quanto riguarda le settimane di gestazione. Il regolamento di Polizia mortuaria dispone le modalità di seppellimento dei feti espulsi tra le 20 e le 28 settimane, qualora ne facciano richiesta i genitori; la legge 151/2001 prevede il congedo di maternità per la madre anche in caso di feto nato morto a partire dai 180 giorni di gestazione, mentre per l’Istat il limite per la definizione è la 25a settimana. In questa grande confusione, 180 mila famiglie all’anno vivono un grande dolore nella completa solitudine. E’ per questo che, con il senatore Di Biagio, abbiamo deciso di presentare un disegno di legge che faccia chiarezza, recependo il regolamento Ue 328/2011, secondo il quale un feto è nato morto a partire dai 500 grammi di peso, che corrispondo grosso modo alle 23-24 settimane di gestazione. E’ bene specificare che si tratta di garantire una possibilità alla coppie che desiderano riportare il bambino nato morto nello stato di famiglia, senza riaprire dibattiti sulla sacrosanta legge 194/78, secondo la quale l’interruzione volontaria della gravidanza è possibile entro la 12a settimana e l’aborto terapeutico entro la 20a settimana. Nel caso di questo disegno di legge si parla di un tempo gestazionale di molto successivo, senza nessun pericolo di sovrapposizione o di conflitto normativo. Numerose associazioni lo chiedono, molte coppie hanno dovuto ricorrere al tribunale. Il nostro ddl – conclude Puppato – colma una lacuna ed armonizza la normativa’.

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