“Con la Commissione Ecomafie abbiamo svolto un sopralluogo di tre giorni nella Sicilia orientale, tre giorni fitti fitti di audizioni a sindaci, questori, prefetti, forze dell’ordine e magistrati e visite alle discariche e agli impianti per i rifiuti. In particolare nelle zone di Catania, Enna, Agrigento e Caltanissetta. La sensazione è che il vento stia cambiando grazie al nuovo governo regionale di Crocetta, ma che occorra fare molto di più perché il settore dei rifiuti è ancora in mano alla criminalità”. Lo dice la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione bicamerale Ecomafie, in delegazione con il presidente Alessandro Bratti, la senatrice Pamela Orrù e le deputate Stella Bianchi e Miriam Cominelli, tutti del Pd.

‘Nella Sicilia orientale – dice Laura Puppato – c’è bisogno di amplificare il coraggio che vediamo affacciarsi in alcuni sindaci e prefetti, finalmente sostenuti dalla politica regionale, per dare un senso al lavoro immane che le forze dell’ordine e i magistrati svolgono a tutela di cittadini e imprese oneste. C’è voglia di riscatto civile e di realizzare una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, ma manca un piano regionale per la raccolta differenziata che sostenga i sindaci che la avviano, mancano le piattaforme per la raccolta e il compostaggio. E bisogna lasciare spazio nel settore alle imprese, invece di alimentare carrozzoni come gli ATO con personale assunto in modo clientelare, senza peraltro effettuare il servizio, come purtroppo è accaduto un po’ ovunque. La Sicilia non sopravvive se rimane nella perenne emergenza rifiuti, aggravata da un sistema di criminalità organizzata che si occupa dello smaltimento del rifiuto tal quale in discarica, con costi enormi economici e ambientali a carico dei comuni e dei cittadini, e con minacce e intimidazioni a carico di chi si ribella. Le discariche sono quasi tutte in esaurimento o sotto sequestro per grave inquinamento ed infiltrazione mafiosa, il sistema dirigenziale regionale è sottoposto al vaglio della magistratura per gravi e ripetute irregolarità e falsificazioni. Tutto ciò obbliga ad un’immediata riconversione del sistema, parzialmente in atto, ma a cui manca ancora una programmazione adeguata. Se possibile ancor peggio sta la depurazione delle acque, carente da ogni punto di vista e con impianti realizzati ma spesso neppure attivati. Conseguenza naturale lo sversamento in mare e nei fiumi, con rilevanti problemi sanitari e ambientali. Mentre sono rimasti nel cassetto i fondi europei e regionali messi a disposizione fino al 2013. Anche in questo campo pare esservi un cambio di logica politica che si affaccia. Il dato più positivo arriva dalla demolizione degli ecomostri, a centinaia, particolarmente nei luoghi dell’archeologia agrigentina e sui litorali. Insomma un grande lavoro di pulizia necessario che sta lentamente prendendo piede ma che necessita di una forte accelerazione da parte delle Autorità preposte, invitate a lavorare in trasparenza e a lasciare definitivamente alle spalle timori e fallimenti”.


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