Mostri loro la luna e si soffermano sul dito, in poche parole il dibattito sulle primarie, perché nei fatti si riduce a una scelta ‘primarie sì o primarie no’, andando nell’una o nell’altra direzione quasi per ‘simpatia’ o meno per lo strumento.
È un dibattito sterile ed inutile.
In prima battuta perché l’avremmo dovuto superare già da qualche anno, definitivamente per il ‘primarie sì’, come strumento di partecipazione e come filosofia del partito. Il secondo, centrale, motivo, è che il vero dibattito necessario sarebbe il ‘primarie come?’. Le primarie sono state, in questi anni, un valore aggiunto per il Pd, spesso capaci di dare la spinta decisiva per vincere le elezioni, ma in alcuni casi hanno invece azzoppato il partito, dividendolo e aprendo la strada alle destre. Ciò non può però condurci alla sbagliata convinzione che siano di per sé uno strumento divisivo. In ‘valore assoluto’ sono un mezzo positivo che aumenta la partecipazione democratica del cittadino alla determinazione delle cariche e fornisce al partito un utilissimo strumento di selezione delle candidature. Vanno però realizzate in maniera corretta per rispondere al fine a cui servono.
Con l’avvicinarsi di importanti congressi regionali, come in Puglia, ma soprattutto in Veneto e Liguria dove ancora il partito si lecca le ferite, il discorso è tornato alla ribalta. Come rinnovare le cariche locali dei partiti. L’idea è di ridurre la questione al voto degli iscritti, ma siamo sicuri che ciò possa portare un beneficio al partito? Analizzando la situazione, non solo italiana, ma mondiale, andiamo sempre più verso una diminuzione degli iscritti ai partiti e sempre più verso un elettorato mobile. Anche i processi di attivazione sono sempre meno basati su un’ideologia completa di tutto e sempre più orientati ad una selezione del singolo tema o della singola issue. Come muoversi di fronte a questi fenomeni facilmente osservabili? Dobbiamo decidere se l’opzione migliore per il partito sia una scelta inclusiva che chiami a definire le cariche anche una platea ampia di simpatizzanti che si attivano in maniera selettiva, o una scelta esclusiva, che miri a trattenere all’interno di chi condivide pienamente l’intera struttura ideologia del partito.
Entrambe le scelte hanno pro e contro da valutare attentamente, in entrambe le scelte serve una riflessione sulle regole che non sia di convenienza immediata, ma una scelta strutturata per evitare quanto successo in alcuni episodi del passato. In ogni caso, sarà necessario decidere come coinvolgere le tante persone che pur rimanendo vicine al Pd scelgono di non iscriversi o di attivarsi selettivamente su alcuni temi, perché sono una ricchezza, così come è stata una ricchezza finora avere sempre il coraggio, unici in Italia, di presentarsi apertamente al paese per condividere la scelta dei candidati.

Ne Parlano