LUNEDÌ LE COMMISSIONI AMBIENTE E INDUSTRIA DEL SENATO, HANNO VISITATO L`EX CENTRALE NUCLEARE DI BORGO SABOTINO, presso Latina. Abbiamo potuto constatare come siano assolutamente rispettate le norme di sicurezza per il condizionamento e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi non evidenziando pericoli per la popolazione e l`ambiente. L`Italia, ancora qualche anno fa, ha cercato di rincorrere nuovamente questa fallimentare tecnologia tradendo il mandato popolare e ripartendo con il programma nucleare, senza invece comprendere le potenzialità occupazionali e d`investimento che la dismissione anticipata di questa tecnologia offriva ai nostri tecnici e operatori. Innanzi tutto limitando il quantitativo del materiale da conservare e trattare in sicurezza e in secondo luogo, ma vorrei dire primo per rilievo economico, valutando i venticinque anni di know how sul tema decomissioning e gestione di rifiuti e scorie radioattive, che ci pongono ai vertici esperienziali di questo nuovo mercato.
Su questo si apre un`opportunità incredibile. Ben 160 saranno infatti gli impianti da spegnere, smontare, condizionare, trattare e gestire nei prossimi 20 anni nella sola Europa. Grazie a scelte lungimiranti avvenute per merito del referendum dell`87 l`Italia ha oggi una quantità di rifiuti limitata rispetto a paesi come Francia, Germania o Spagna, e più in generale i partner europei. La maggior parte dei nostri rifiuti (circa 80mila tonnellate) a bassa emissione radioattiva si esaurirà entro l`arco di circa 300 anni. Le rimanenti 15mila tonnellate sono invece di alta o altissima radioattività che necessita di un periodo di gestione per centinaia di migliaia di anni. Si pensi che la riduzione al 50% degli effetti radioattivi iniziali per rifiuti di prima categoria, viene valutata in almeno 245mi1a anni… A quanti ancora supportano la tesi di un nucleare «buono», si può far notare che le prime tracce di homo sapiens risalgono a 200mila anni fa. Se i nostri primi antenati si fossero messi a costruire centrali nucleari, oggi saremmo ancora alle prese con le loro scorie.
Nel costo/opportunità del nucleare andrebbe messo in conto anche questo imponderabile elemento: il fattore rischio-tempo. Per quanto rilevante possa risultare la produzione energetica, oggi ci rendiamo conto che il nucleare non è una risposta e i costi di mantenimento e stoccaggio delle scorie che crea sono un`ipoteca per il futuro delle prossime generazioni. In ogni caso il nostro paese non tornerà indietro, mentre molte altre nazioni occidentali hanno scelto solo ora di seguire la nostra strada. Per questo l`Europa si sta muovendo verso una strategia condivisa per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi (che, ovviamente, non provengono solo dai reattori nucleari). Il piano attuale sostiene l`ipotesi assai ragionevole di un unico centro di stoccaggio e smaltimento per i rifiuti meno pericolosi italiani, oggi suddivisi in ben 23 diversi siti, mentre si valuterà un unico centro nel sud Europa per gli altri di maggiore rischiosità. Concentrare le attività di smaltimento in un unico centro ha due enormi vantaggi: minori costi di gestione e soprattutto minori rischi per la sicurezza dell`uomo e per l`impatto ambientale. Inoltre, pur non azzerandoli, la gestione della questione in seno all`Europa limita i problemi derivanti dal terrorismo o dalle guerre, ricordando che il tempo di decadimento è di centinaia di migliaia di anni, mentre il mondo geopolitico, come lo conosciamo oggi, non è più vecchio di qualche secolo.
 Siamo dunque di fronte ad una sfida importante per il nostro paese e sarà vinta quando la trasparenza delle scelte e la garanzia di pieno coinvolgimento della cittadinanza e della sua rappresentanza locale e nazionale sarà garantita in ogni momento. Impedire che le ecomafie si insinuino nel progetto ed evitare mostruosità progettistiche come è stato anche recentemente per la Tav in Val di Susa, sarà «il ritorno al futuro» per un Paese come l`Italia così mortificata nei suoi fondamentali civili e democratici. Servirà anche una presa di coscienza collettiva, a partire delle associazioni ambientaliste coinvolte, per produrre posizioni costruttive, partendo dal presupposto che le scorie ci sono e vanno smaltite in sicurezza anche sul territorio italiano. Una sfida a cui tutti noi siamo chiamati e dalla quale dipenderà la qualità di ciò che lasceremo dopo di noi, alle future generazioni.

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