“Via via che si raccolgono informazioni sulle sostanze perfluoroacriliche (PFAS), tanto più dopo l’audizione in Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti del Cnr, nessuno ha più scuse e meno che mai il presidente della regione Veneto Luca Zaia. Deve intervenire, non solo per monitorare la situazione sanitaria, ma ristabilendo da subito obiettivi di qualità per le acque e quindi provvedendo al taglio delle emissioni di PFAS nella zona compresa tra le province di Vicenza, Rovigo, Verona e Padova, dove le acque di distribuzione di ben 24 comuni superano le soglie di pericolo per questi agenti chimici e dove opera l’industria Miteni. Si convochi immediatamente un tavolo per condividere i costi di un nuovo acquedotto con lo Stato e si assumano oneri che competono per legge alla Regione, sono almeno 10 anni che in Veneto si prende tempo, rimpallando le responsabilità. Non si può essere federalisti a targhe alterne: compete alla Regione mettere in campo una soluzione e quindi deve farlo subito”. Lo dice la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione Ecomafie e componente della Commissione Ambiente, eletta in Veneto, che su questa vicenda sta presentando una seconda interrogazione parlamentare. La senatrice Puppato sottolinea come “i PFAS sono sostanze molto usate nell’industria, a rischio cancro per l’uomo e che passano nella catena alimentare. E’ assodato che siano promotori di infarto, ictus, ipertensione, diabete e tante altre patologie. In altri paesi come Germania, Norvegia e nello stato dell’Ohio si è deciso il loro stop per il 2016 e il 2018, a riprova della loro pericolosità in accumulo”.
“In Commissione Ecomafie – spiega Puppato – il Cnr ha chiarito che nel 2006 ha effettuato una ricerca per conto dell’Ue per capire come impattavano i PFAS sui grandi fiumi europei. Al confronto con il Reno, il Danubio e la Loira, il Po è risultato il più inquinato dai PFAS. Ma le ipotesi sulle cause si sono presto ristrette alla zona veneta dove opera la Miteni, allora Mitsubishi, perché nelle zone circostanti si rileva uno sforamento dei valori di soglia nelle acque da 100 a 500 volte superiore a quanto avviene in altre zone e regioni d’Italia. In più, dal 2000 con la direttiva acque, l’Unione europea ha superato il concetto di limite di emissione e si è concentrata sulla qualità dei corpi idrici, il cui tema compete alle regioni. Superare di 500 volte i valori di soglia per sostanze che in altri paesi sono state messe al bando non è tollerabile. La Regione Veneto, invece che intervenire come può fare (lo dimostra il fatto che sui fanghi da riutilizzare in agricoltura ha emanato precise indicazioni più restrittive che in Lombardia, per esempio), gioca al rimpallo e al ‘mal comune mezzo gaudio’, sostenendo che il problema in Italia è diffuso. Così non è , ora lo abbiamo chiarito definitivamente. Nell’interrogazione – conclude Puppato – chiederò anche che il governo intervenga per tutto il territorio italiano sul tema dei PFAS, ma intanto il Veneto può e deve intervenire responsabilmente, visto che la situazione più grave del Paese ricade proprio nel nostro territorio”.