Una scelta «politicamente legittima ma profondamente sbagliata». Raffaele Ranucci, senatore Pd, imprenditore e uomo di solida esperienza nel mondo dello sport, boccia senza appello la marcia indietro di Virginia Raggi sulla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024.
Senatore Ranucci, come valuta la decisione dell`inquilina del Campidoglio che, di fatto, ritira la Città eterna dalla corsa olimpica.
«Il sindaco eletto è legittimato a prendere decisioni per la città, non altrettanto però se la scelta deriva esclusivamente da equilibri politici interni».
In che senso?
«La decisione è stata imposta da Beppe Grillo perché ha necessità di ricompattare il suo gruppo. Sembra quasi che ci sia
una sorta di scambio: ferma le Olimpiadi e, in cambio, puoi dire sì al nuovo stadio della Roma, che è molto più popolare
tra una larga parte degli elettori».
La sindaca sostiene che i romani hanno già votato contro le Olimpiadi al ballottaggio, quando hanno scelto lei e non
Giachetti, candidato pro-Giochi del Pd.
«E numericamente sbagliato: al ballottaggio ha votato il 50 per cento dei romani, e la sindaca ha quindi preso voti dal 30 per cento dell`elettorato complessivo della Capitale. Inoltre ci sono sondaggi, fatti poco dopo il voto, secondo cui appena il 10 per cento dei romani ha scelto tra Raggi e Giachetti basandosi
sui programmi».
Quindi le Olimpiadi non centrano, nella scelta dell`amministrazione a Cinque stelle?
«Quello è stato un voto di pancia, di protesta, perché i romani hanno ritenuto che ci dovesse essere una svolta rispetto al
passato. Una scelta che in democrazia ci sta, ma non mi si può dire che equivale a un referendum sulle Olimpiadi».
La sindaca parla di possibili ripetizioni degli errori compiti in passato.
«Questa storia ha stufato. A Roma non ci sarebbe stata alcuna speculazione: in città ci sono impianti abbandonati e da recuperare, come lo stadio Flaminio, e altri da completare, come la Città dello sport di Santiago Calatrava, per i quali le Olimpiadi avrebbero dato uno slancio decisivo. Detto ciò non si parla della spinta che i Giochi avrebbero portato al Paese intero, anche in altri settori».
Per esempio?
«Avevo proposto la promozione del più grande polo culturale del mondo, tra Firenze, Roma e Napoli. Con l`alta velocità si potevano fare treni dedicati alla cultura, collegando gli Uffizi con Pompei, passando dal Colosseo. Tutto ciò lo stiamo
buttando perché dobbiamo tenere unito il gruppo dei Cinque stelle e perché Grillo ha detto no».
C`è chi dice che le opere per la vita quotidiana dei romani si possono fare anche senza grandi eventi.
«Ma come si fanno lo stesso? Con le Olimpiadi ci sarebbero 1,6 miliardi del Cio, 800 milioni degli sponsor. Più i biglietti e
l`Iva, che torna al Paese e serve per coprire i costi. Tutte risorse che verranno a mancare».
Intanto si pensa a un possibile danno erariale a carico dell`amministrazione capitolina.
«Non sono per queste cose, a cui penserà la Corte dei conti. Io consiglierei a Malagò di lasciar perdere e volare alto. Bisogna invece far capire alla gente cosa è un`Olimpiade. E cosa ci perdiamo».


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