“Il Partito democratico ha sostenuto con convinzione questa riforma ritenendola necessaria. L’organizzazione e i processi interni al sistema BCC, la terza realtà italiana per dimensione, andavano adeguati, al di là di polemiche e resistenze”. Spiega il senatore del Pd Gianluca Rossi, capogruppo in Commissione Finanze e Tesoro, nel suo intervento i aula a Palazzo Madama.
“L’impianto essenziale era stato accolto già nel decreto legge emanato dal governo il 10 febbraio scorso. Poi arricchito e reso più equilibrato dal dibattito politico e parlamentare, recepito dal testo approvato dalla Camera dei Deputati con le importanti modifiche apportate. Quei punti dell’autoriforma – spiega Rossi – sono stati tutti sostanzialmente accolti: la libertà d’impresa fondata sulle capacità e sulla responsabilità, l’autoaiuto, la mutualità, la sussidiarietà, la partecipazione e il protagonismo delle comunità e dei territori, il controllo democratico da parte dei soci. Ne è nato un modello giuridico che si ispira ad un approccio culturale ben preciso, che vedrà la nascita di una realtà nuova sotto molto profili: un Gruppo Bancario Cooperativo guidato da una capogruppo (una banca che avrà forma di Spa) al servizio delle proprie azioniste, le banche cooperative a mutualità prevalente. Una forma innovativa di gruppo bancario che regolerà le relazioni con le singole BCC sulla base di ‘un contratto di coesione’. Ogni BCC resterà una cooperativa a mutualità prevalente, con una propria licenza bancaria, un proprio consiglio di amministrazione eletto dall’assemblea dei soci. Il 70% almeno degli utili dovrà andare a riserva indivisibile. Il 95% del totale dei crediti andrà erogato a famiglie e imprese del territorio e il risparmio delle comunità verrà reinvestito nelle comunità stesse. Ciascuna BCC sarà legata al Gruppo tramite un sistema di ‘garanzie incrociate’ e conserverà la propria autonomia graduata sulla base della propria capacità. Insomma, una forma di coesione integrata, del tutto originale nel mondo imprenditoriale italiano e probabilmente – conclude Rossi – anche in quello europeo che fa di questa riforma un passaggio virtuoso, fondamentale ed imprescindibile nel processo riformatore del nostro Paese”.


Ne Parlano