Il  governo Meloni è «in gran parte composto dai ministri del 2011 che avevano portato il Paese sull`orlo della bancarotta». Per Anna Rossomando, Pd, vice-presidente del Senato, in gioco non ci sono solo i diritti civili, che certamente andranno difesi, ma a rischio «con il sovranismo ci sono anche l`economia e la tenuta sociale come dimostra la Gb con Liz Truss».

Però il ministro dell`Economia è Giancarlo Giorgetti, che finora si è dimostrato piuttosto moderato…

«E una persona preparata, ma contano le scelte, da che parte stai. Voglio ricordare che la Lega durante il governo Draghi ha ostacolato soluzioni forti in tema di delocalizzazioni, mentre col ministro Orlando si provavano
ad adottare misure per regolamentare il fenomeno delle imprese che spostano le sedi in altri Paesi. E se in questo momento la priorità è il caro-bollette, questi temi non li puoi affrontare se non con una linea chiara in Europa».

Di sicuro, sui diritti sarà battaglia, con Eugenia Roccella al ministero della Famiglia…

«Noi ci opporremo a qualsiasi arretramento. Roccella ci vuole riportare al Medio Evo sull`aborto e su una serie di diritti. Del resto, un classico delle destre sovraniste sono le rassicurazioni – molto generiche – sul piano sociale in cambio di arretramento sui diritti civili. La storia ci dice che diritti civili e sociali vanno di pari passo. È una truffa dire il contrario».

Bisogna dire che la prima premier donna di destra è un po’ uno smacco per la sinistra. Non ha usato quote, non ha chiesto permesso… Forse dovreste usare un po` della sua irruenza?

«È un fatto rilevante che il premier sia una donna, sarebbe sciocco negarlo. Ma è una donna che non mette in discussione i capisaldi del potere patriarcale e del maschilismo, anzi li rivendica. Certamente dobbiamo riflettere senza timore, sulla questione di genere il conflitto va agito a tutti i livelli, è innegabile. Però non basta essere donna, se non metti in discussione certi schemi. Per una donna che mette in discussione il sistema patriarcale forse è più difficile».

Apprezzate almeno che abbia ribadito la linea atlantista?

«È un governo che è atlantista a targhe alterne, con una serie di nodi irrisolti. Meloni ha bisogno di sbandierare un atlantismo senza se e senza ma perché si de- ve legittimare sul piano internazionale. Ma questo lascia uno spazio importante per il fronte progressista: l`atlantismo da solo non basta, dobbiamo costruire condizioni per un maggiore protagonismo dell`Europa per un`azione diplomatica che porti al cessate il fuoco e alla pace. Una discussione che deve portare le opposizioni a un coordinamento. Su questo c`è grande sofferenza nel popolo di sinistra».

Cioè avete spinto troppo poco per un`iniziativa di pace?

«Non si può prescindere da un sostegno all`Ucraina senza se e senza ma, è un Paese invaso. Ma serve un`iniziativa più forte sul fronte diplomatico. Eravamo in un governo di unità nazionale, con forze che hanno posizioni ambigue. Ma penso che anche noi, come Pd, possiamo e dobbiamo fare di più di quello che è stato fatto».


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