Anna Rossomando, senatrice del Pd, lei ha criticato Stefano Bonaccini perché ha definito «capace» Giorgia Meloni. Però anche Walter Veltroni due giorni fa ha invitato la sinistra a non delegittimare la presidente del Consiglio…

«Nessuno vuole la delegittimazione dell`avversario. Si tratta di dare un giudizio politico su questo governo. E quindi non si possono fare sconti tanto più se chi si candida a guidare il partito, come Bonaccini, rivendica una discontinuità con le gestioni passate. Mi pare invece che quando si esprimono giudizi come il suo si replichino ambiguità che ci hanno chiaramente nuociuto».

Il suo è forse un riferimento a Matteo Renzi quando era segretario del Partito democratico?

«Nessun personalismo, mi riferisco a una stagione politica, quella ad esempio del jobs act, rispetto alla quale è necessario un cambio di rotta, come propone Elly Schlein».

Ma una parte di voi dem è rimasta un po’ male perché queste parole di Stefano Bonaccini sono state pronunciate a qualche giorno di distanza dall’attacco del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli nei confronti del Partito democratico?

«Il principale partito della maggioranza ha sferrato un attacco violento contro il Pd utilizzando documenti non divulgabili. E la presidente del Consiglio, proprio sulle pagine del Corriere della Sera, ha politicamente coperto sia Donzelli che Delmastro, i suoi luogotenenti. Siamo quindi in un momento di scontro politico molto aspro, con degli attacchi senza precedenti. E poi nel merito sono molte le critiche da muovere nei confronti di un governo che vara una legge di Stabilità che fa la guerra a chi non ce la fa, demolisce opzione donna, vara il decreto rave e quello sulle Ong. Il giudizio non può che essere negativo, non si può certo dire che questo sia un esecutivo capace».

Voi sostenitori di Elly Schlein siete stati accusati di fare una polemica strumentale per le primarie con l’obiettivo di indebolire Bonaccini…

«Assolutamente no. Rivendicare il fatto di essere nettamente alternativi a questa destra non è strumentale. E quello che viene richiesto al più grande partito di opposizione, tanto più dopo un voto colpito pesantemente dall’astensionismo. Chi non va a votare non si sente più rappresentato dalla politica. Per la maggior parte sono i meno tutelati. Ed è a loro che noi dobbiamo parlare e non è che dobbiamo dire che Meloni è capace».

Secondo lei, visto il clima tra di voi, che è alquanto incandescente, almeno in questo ultimo scorcio di campagna per le primarie, c’è ancora il pericolo di una scissione?

«No, lo dico senza nessun dubbio. I congressi si fanno per discutere e per confrontarsi senza ipocrisie, ovviamente in una cornice condivisa».


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